giovedì 29 marzo 2012

Se segni ti salvi!!

Se è vero che la squadra che vince il Campionato di serie A è quella con la miglior difesa (8 degli ultimi 10 campionati dicono questo), è altrettanto vero che spesso le squadre che retrocedono in Serie B sono quelle NON con la peggior difesa, ma quelle con il peggior attacco. Nella stagione in corso le ultime due squadre in classifica, Cesena e Novara, hanno segnato rispettivamente 18 e 24 gol risultando le ultime due anche nella classifica delle reti segnate, mentre la peggior difesa è quella del Genoa (14^ posizione) con 51 reti al passivo.
L'anno scorso a retrocedere furono Sampdoria, Brescia e Bari, guarda caso le squadre con i tre peggiori attacchi, mentre si salvò il Lecce con 66 reti subite (peggior difesa), ed il Palermo con 63 reti al passivo (seconda peggior difesa) arrivò addirittura in 8^ posizione. Eclatante anche il caso del Bologna della stagione 2004/2005 che retrocesse pur avendo la quarta difesa di tutto il torneo con solamente 36 gol subiti.

Dopo aver analizzato questi dati siete ancora sicuri che difendersi bene è più importante di attaccare bene?
E sottoscrivereste ancora il noto aforisma calcistico "Prima non prenderle"?
Scusate ma io continuo con l'attacco.......

giovedì 22 marzo 2012

Il "Loco" Bielsa

Marcelo Bielsa gioca a calcio fino all'età di 25 anni quando decide di ritirarsi per intraprendere la carriera di allenatore; inizia nelle giovanili del Newell's, dove viene promosso ad allenare la prima squadra nel biennio 1990-92. Successivamente allena l'Atlas, l'America, il Velez e l'Espanyol. Nel 1998 diviene C.T. dell'Argentina con cui vince l'oro olimpico nel 2004 ad Atene, mentre dal 2007 al 2011 è alla guida del Cile che da spettacolo ai Mondiali Sudafricani. Per capire quanto sia importante in Argentina basti pensare che nel 2009 la dirigenza del Newell's old Boys gli dedica lo stadio.........


Riporto l'articolo di Alessandro De Calò pubblicato su ET il 20-03-2012:


"Un tecnico speciale per (almeno) due ragioni"
"Anche per chi sbarca nel calcio è importante il percorso. Conta da dove si viene. Noi vediamo la punta dell'iceberg, sotto c'è la massa che ne determina la deriva. Marcelo Bielsa arriva da una famiglia di giuristi, alta borghesia intellettuale. Il nonno è uno dei padri del diritto amministrativo argentino; il fratello, torturato dai militari golpisti, è stato ministro degli Esteri nel governo Kirchner; la sorella e la moglie sono architetti. Venendo da una simile famiglia, ci vuole coraggio per del calcio la principale ragione di vita. Forse è proprio una cosa da pazzi. El loco Bielsa, classe 1955, sognava di diventare un campione del futbol, come tanti ragazzi della sua generazione. Ci ha provato, da difensore: non aveva abbastanza talento per sfondare. Ha dribblato l'ostacolo mettendosi a studiare da tecnico, con una passione esagerata e in modo quasi ossessivo. anche Sacchi, Mourinho e Villas Boas sono allenatori concettuali. Gente che ha una visione e grande determinazione per trasformarla in realtà. La traiettoria di Bielsa è disegnata proprio da queste due ragioni: l'educazione familiare; la voglia di riscatto per il campione che non è stato. Quando era ragazzino aveva dato del loco a Jorge Griffa, un totem del Newell's, formidabile allevatore di talenti. Griffa è il suo primo maestro, lo manda in giro a cercare potenziali campioncini: Bielsa prende un quaderno, una mappa, divide il paese in 70 regioni e parte, con una sgangherata Fiat 147. A 35 anni è sulla panca del Newell's e vince il campionato. Si fa montare un videoregistratore sul furgoncino per vedere partite mentre va da casa all'allenamento. Ha paura di perdere tempo, più che di uscire sconfitto dal campo. Uno sforzo da Sisifo per essere all'altezza delle sue  convinzioni. E' il migliore allenatore del mondo, dice Guardiola. Possibile. Chi ha detto che il più bravo di tutti debba anche vincere sempre?"

Il suo modulo storico è l'1-3-3-1-3, portato al massimo livello ai Mondiali 2010. Da Luglio allena l'Athletic Bilbao, squadra spagnola (si fa per dire...) con in rosa tutti giocatori originari dei Paesi Baschi, mai retrocessa...... ma questa è un'altra storia.  

Sostiene Velasco II





GIOCO DI SQUADRA

martedì 20 marzo 2012

L'orgoglio



" .......se scappiamo ora, perdiamo più di una partita......"
Fuga per la Vittoria








Citazione

"Una sconfitta non è mai sconfitta, è solo un obiettivo non raggiunto, un sogno non realizzato. Sei sconfitto solamente quando sei incapace di reagire e perdi la capacità di sognare."

Silvana Stremiz

giovedì 15 marzo 2012

Sostiene Velasco



  • "Abbiamo perso ma l'arbitro è stato scandaloso"
  • "Abbiamo perso ma abbiamo giocato in un campo di patate"
  • "Abbiamo perso ma la squadra avversaria aveva giocatori più grandi"
  • "Abbiamo perso ma l'allenatore avversario non ha fatto neanche un cambio"
  • "Abbiamo perso ma ci hanno fatto solo un tiro un porta da quaranta metri"
  • "Abbiamo perso ma avevamo i giocatori più forti tutti infortunati"

    Abbiamo perso........ PUNTO!!!!!!
    Quanti alibi diamo ai nostri ragazzi?

venerdì 9 marzo 2012

Non chiamarla FANTASIA......


Sentiamo spesso parlare di giocatori di Fantasia che dovrebbero, secondo i "Soloni" che discutono di calcio in TV, "creare" superiorità numerica con un dribbling o "inventare" una giocata che manda in porta un compagno. Premetto che non sono un Italianista ma ultimamente sono piuttosto attento al significato delle parole.
Sul dizionario la Fantasia viene definita come "una facoltà della mente umana di interpretare liberamente i dati forniti dall’esperienza, e di rappresentare contenuti inesistenti in immagini sensibili", quindi la fantasia mischia il reale con l’irreale, o addirittura crea immagini totalmente irreali. Ma secondo me un giocatore non può mischiare il reale con l'irreale. Nemmeno il Messi della cinquina rifilata al Leverkusen ha fatto qualcosa di irreale: ha semplicemente messo in pratica al meglio quello che già conosce. Ma come possiamo definire   giocatori come l'argentino, Cristiano Ronaldo, Ibra, Sneijder, Aguero? o Playmaker come Chris Paul, Steve Nash, Rajon Rondo? o ancora artisti come Antoni Gaudì, John Lennon e Michelangelo?
I due termini seguenti possono aiutarci: Immaginazione e Creatività. Per immaginazione si intende la "
capacità di rappresentarsi cose non presenti in atto alla sensazione", ovvero ci si immagina cose conosciute ma che non sono al momento presenti. Ad esempio per muoversi nel "Castello" di Mister De Paoli il giocatore deve avere immaginazione. La Creatività è invece "la capacità di produrre nuove idee". Queste idee devono unire tra loro elementi già esistenti che dovranno essere però legati in modo differente, da renderli utili per nuovi scopi. Ecco che sommando IMMAGINAZIONE e CREATIVITA' ho trovato la definizione del giocatore che vorrei sempre nella mia squadra: il "Giocatore Creativo", che è quel giocatore che non ha risposte pre-confezionate e standardizzate, ma che riesce a risolvere i problemi in maniera sempre differente perché sono le situazioni di gioco ad essere sempre diverse.
Quindi non chiamiamolo giocatore di  Fantasia, ma.......  Giocatore Creativo!

mercoledì 7 marzo 2012

La Frase (quando è meglio stare zitti)

"Giocare bene è soltanto una perdita di tempo. Pep Guardiola è più bravo a giocare a golf che ad allenare."

Javier Clemente
, allenatore Sporting



lunedì 5 marzo 2012

Pescara-Sassuolo? Un Real-Barça in minore

Riporto l'articolo di Giancarlo Padovan apparso Domenica 4-03-2012 su "Il Fatto Quotidiano"

" In un recente saggio sul Barcellona (Sandro Modeo, Il Barça), l'autore affronta, oltre a tutti i segreti della squadra più forte del mondo, diverse scuole e connessioni calcistiche, le interpreta e le integra risalendone le origini e il percorso, spazia dalla dalla biologia evoluzionistica alla fisica, fino a giungere a una vastissima rappresentazione del calcio totale. "Oggi - scrive Modeo- le due tendenze calcistiche dominanti sono il sistema Barça e la prospettiva Mourinho (...) Si tratta di due modelli culturali paralleli e opposti". Pur non trattandosi dell'ennesima edizione della rivalità tra i due allenatori, Pescara-Sassuolo è stata quel che ci si aspettava e quel che il saggio di Modeo indica: la contrapposizione tra un calcio di iniziativa (Zeman) e un altro di transizione (Pea). Ha vinto il Pescara (3-2), cioè la squadra con il miglior attacco e ha perso il Sassuolo che, fino a ieri, vantava la miglior difesa e anche la miglior classifica. Pea non sta a Mourinho come Zeman a Guardiola, non foss'altro perché il tecnico catalano ha riconosciuto al boemo quello che Mourinho gli ha sdegnosamente negato. In risposta alle critiche che Zeman aveva mosso ai tempi del triplete, Mou replicò sprezzante, limitandosi a dire di non conoscerlo. Un falso. Non solo lo conosceva ma ne aveva anche frequentato gli allenamenti. Al di là della dichiarazione che l'avrà ferito, Zeman è comunque culturalmente più vicino al Barcellona di quanto Pea non lo sia al Real. Tanto che, al di là della stima (anche etica) di Guardiola, Zeman risulta effettivamente accostabile al primo Cruijff per i movimenti del tridente offensivo.

Pea, invece, che ha cominciato ad allenare in Serie C con un italianista a fargli da direttore tecnico (Gigi Simoni), si considera un allievo di Mourinho sia per la contiguità fisica (era allenatore della Primavera quando l'altro lo era della prima squadra), sia per l'adesione ad alcuni suoi precetti di gioco. A essi non appartiene certo il modulo, visto che Pea preferisce la difesa a tre, ma di certo il massiccio e dislocato atteggiamento dietro la linea della palla per articolare ripartenze velocissime. E' probabile che Zeman e Pea si piacciano poco più per colpa di Mourinho che per ragioni tattiche proprie. Fatto sta che le loro due squadre sono sembrate belle e imperfette : Pea ha fatto poco per vincere nonostante il vantaggio alla fine del primo tempo; Zeman ha rischiato di pareggiare nonostante una rimonta che lo ha portato al doppio vantaggio e a giocare quasi quaranta minuti della ripresa con un uomo in più. Il paradosso è che il Pescara aveva smesso di attaccare, quasi ritenendo la partita decisa, mentre il Sassuolo se l'è vista riaperta da un rigore. Poi due gravi errori difensivi individuali degli abruzzesi hanno avvicinato un clamoroso pareggio. Zeman non detiene più la peggior retroguardia del campionato, tuttavia si vede che vi lavora poco. La leggenda racconta che a quei giocatori che gli chiedevano maggiori esercitazioni difensive, ieratico e gelido, rispondesse così: "Non c'è tempo".


giovedì 1 marzo 2012

Lucio Dalla: un grande amante di sport

Permettemi un saluto ad uno sportivo speciale
 Il Bologna, la Virtus, la Ferrari, il Motociclismo....... 

Ciao Lucio