lunedì 30 aprile 2012

Ettore Messina: il controllo sociale.


                                           
                                     
Ettore Messina è un allenatore di basket. Tra i più vincenti coach Italiani ed Europei è attualmente assistente di Mike Brown ai Los Angeles Lakers. Il brano che segue è preso dal libro "Dialogo sul team" (Massimo Bergami - Ettore Messina) in cui Coach Messina racconta  la stagione della Virtus Bologna 2000/2001.
Vista dallo spogliatoio........

RINFORZO E CONTROLLO SOCIALE 

"Ecco che, - andiamo a Udine il 28 Ottobre - e, pensando di fare un pò di show time veniamo asfaltati e prendiamo 10 punti (ma sotto di 20 alla fine del primo tempo). Il tutto in anticipo televisivo. 
Domenica del terrore: decidiamo lucidamente, e non sull'onda dell'incazzatura, di organizzare un camp di marines, invece di un allenamento di basket, puntando anzitutto a incrementare la competitività e la durezza fisica nei contrasti, secondariamente a martellare i giocatori, punendo tutti gli errori mentali, per cercare di correggere la superficialità di fondo; infine, volevamo utilizzare punizioni di gruppo per spingere qualcuno a prendere posizione nei confronti dei compagni, al fine di stimolarne l'attenzione e l'impegno.

Un classico esempio di rinforzo negativo... Per disincentivare un comportamento indesiderabile si usa la punizione. Avevi l'impressione che non stessero lavorando abbastanza?
Non è che non lavorassero, ma avevo l'impressione che pensassero che l'impegno fisico fosse l'aspetto più importante del loro lavoro; credo invece che sia importante porre la massima attenzione mentale per curare tutti i particolari con la massima disciplina. Questo stile, secondo me, era ancora sconosciuto.

Dammi un esempio di punizione di gruppo.
Metti che uno o due giocatori commettano una superficialità, un errore mentale o mettano poca attenzione nella cura di un particolare. A questo punto la squadra corre un suicidio (esercitazione fisica: linea fondo-linea tiro libero-fondo-metà campo-fondo-linea tiro libero lontano-fondo-fondo opposto; tutto sotto i 30 secondi, pestando sempre le linee). Ipotizza poi che, nel corso del suicidio, un giocatore non pesti la linea, mangiando 10 cm. Noi lo aspettiamo. A questo punto, tutta la squadra corre un altro suicidio punitivo e viene informata del motivo. Dopo due volte che questo capita sono i giocatori che controllano che il suicidio venga effettuato correttamente.

La cosa che mi stai descrivendo si chiama controllo sociale, si tratta cioè di una forma di controllo esercitata dai componenti stessi del team, piuttosto che mediante forme di supervisione.
Infatti i sono i giocatori stessi che stanno attenti e se vedono qualcuno che si tira indietro, uno di quelli più responsabilizzati dice: "Ehi, ehi, toccare le righe. Non facciamo cagate!" Di solito i più esperti o quelli con maggiore personalità richiamano l'attenzione dei compagni."



giovedì 26 aprile 2012

E TU SEI BARCELLONA O REAL?


La battaglia finale, quella annunciata e predetta da tutti, non ci sarà!!!!!!! Barça e Real sono state eliminate da Chelsea e Bayern, con i tedeschi che si giocheranno il sogno europeo all'Allianz Arena. Due partite molto diverse tra loro: il Barcellona si è scontrato contro la muraglia eretta dalla squadra di Nereo Rocco....... ops, scusate, di Roberto Di Matteo, che è riuscito a qualificarsi giocando due partite ultra difensive; mentre il Real ha perso ai rigori contro una squadra che anche di fronte a Ronaldo, Di Maria, Benzema e Ozil non ha rinunciato ad attaccare, anzi.
Mou Vs Pep, CR7 Vs Leo, Praticità Vs Filosofia, Reazione Vs Rivoluzione, niente di tutto questo, purtroppo.....
In questi giorni tra Clasico e Champions si è parlato spesso di questo storico dualismo, e qui sotto riporto un originale articolo di Maurizio Crosetti pubblicato sul sito Repubblica.it che annota le differenze tra i due modelli calcistici ( e non solo.......).



 E TU SEI BARCELLONA O REAL?


"Se allo stadio vi piacciono le dimostrazioni di forza, se pensate che la somma algebrica dei cognomi illustri significhi per forza risultato, allora siete Real (da qui in avanti, per comodità, R.). Se preferite la bellezza del palleggio e della tecnica, e apprezzate ciò che non si può prevedere, siete Barcellona (B.)


Se vi date obiettivi concreti come fa Cristiano Ronaldo, e puntate al bersaglio senza indugi, sicuri che la praticità sia meglio dell'orpello, siete R. Se vi intontite di passaggi eppure non vi addormentate, se vi piace entrare in porta col pallone, siete B.


Se il suddetto pallone vi brucia tra i piedi e non vedete l'ora di scaraventarlo in rete, vada come vada, siete R. Se invece con quel pallone volete giocare solo voi, perché ve l'ha comprato la mamma e l'avete portato da casa, siete B.


Se nel calcio (e non solo) detestate i preliminari, siete R. Se pensate che i preliminari siano più divertenti del gol, tanto il gol è più o meno sempre quello, allora siete B.


Se vi sentite un po' bastardi dentro, e vi piace affascinare l'uditorio con parole anche vane, magari vuote ma dette bene, siete R. Se avete una faccia da boy-scout e siete proprio buoni a costo di essere buonisti, ci spiace per voi ma siete B.


Se vi piace il bianco perché è la somma di tutti i colori, è fine e non impegna, siete R. Se preferite il blu e il granata accostati come cielo e sangue, siete B.


Se pensate che la bravura sia essenzialmente forza, e se avete iscritto vostro figlio a un corso di basket perché lui è già alto un metro e ottanta a quattordici anni (ma lui, tapino, sognava il campetto di pallone), allora voi siete R. Se invece la natura e il peso indelebile dei vostri cromosomi vi hanno donato, più che un erede, un toporagno, e se non per questo vi siete arresi e l'avete portato al famoso campetto dove pure lui, forse, potrà esprimere quel talento che non si pesa sulla bilancia al mercato del bestiame, allora voi siete B.


Se state cercando il primo impiego, e pensate che lo zio Ignazio vi aiuterà, siccome lui andava a scuola con il cugino dell'amministratore di condominio di quell'ex deputato democristiano (veramente siete convinti che la DC non esista più?), allora siete R. (e naturalmente l'impiego lo otterrete). Se invece vi siete laureati in storia dell'arte azteca con una tesi sull'influenza della lombricoltura nei giorni di pioggia a Brembate, però pensate che la vostra preparazione potrà spalancarvi la strada verso quel posto di aiuto bibliotecario, e se avete sostenuto il concorso e inviato il curriculum e pagato anche la marca da bollo, allora siete B.

Se vostro nonno adorava Maria Josè,
 spiacenti ma siete R. Se invece al liceo credevate davvero che le assemblee d'istituto non autorizzate, condotte da quel tizio tutto "cioè" e "nella misura in cui" avrebbero cambiato il mondo, allora siete B.

Se cercate un parcheggio in centro per il vostro suv e siete disposti a pagare, mettiamo, l'autentico furto di 2,50 euro all'ora appena deciso dal comune di Torino, perché quelle per voi sono briciole, allora siete R. Se invece pensate che prima o poi riuscirete a infilare la vostra Panda anche in diagonale tra le strisce blu e l'edicola, perché il parcheggio non è "tariffa" ma "creatività", allora siete B.

Se andate in palestra
 e poi fate la sauna nel club esclusivo, siete R. Se vi mettete le braghette rosse e la maglietta color piccione appena schiacciato dal pullman, e andate a correre al parco proprio adesso che ha cominciato a piovere, però vuoi mettere l'acqua fresca sul viso, allora siete B.

Se avete comprato l'intera collezione Panini a vostro figlio e gliela date un pezzo per volta, dalla prima all'ultima figurina, sicuri che così completerà l'album, siete R. Se vostro figlio scambia le figurine a scuola, e mezzo album è ancora vuoto, e probabilmente non riuscirà a finirlo ma non dubita di riuscirci, allora lui è B. e pure voi.

Se quando andate a parlare con gli insegnanti del collezionista di figurine pretendete di spiegare loro i segreti della didattica, gesticolando come Mourinho, e quando la prof di greco vi annuncia che il vostro pargolo non potrà evitare il debito formativo e voi le risponderete "porque", allora siete R. Se invece il pargolo ha imparato che prima di tradurre bisogna costruire la frase, e se gli avete spiegato che la resa linguistica conta quanto, se non più, la traduzione letterale pur nel rispetto delle norme, allora siete B.

Se diluvia e avete un ombrello in auto, uno in ufficio, uno a casa e uno nella borsetta di vostra moglie, siete R. Se vi mettete un berretto o anche niente, siete B.

Se al ristorante fingete di conoscere tutte quelle stucchevoli sfumature sui vini barricati col retrogusto felpato di sandalo di frate umbro, siete R. Se chiedete una freisa dei colli chieresi, frizzante come Iniesta, siete B.

Se, con la camicia in tinta unita, sempre la cravatta a righe, siete R. Se la camicia bianca è meglio senza cravatta e con le maniche arrotolate, siete Baricco. Cioè, scusate, siete B.

Se casa vostra sembra un museo come il museo del Real Madrid, con i trofei tutti in fila e neppure un granello di polvere, siete R. Se i vostri ospiti si siedono dove vogliono, siete B.

Se il vostro mestiere vi piace
 perché ha considerazione sociale elevata, ottimo stipendio, agganci giusti, siete R. Se andate a lavorare volentieri e basta, siete B.

Se avete il Rolex, siete R. Se portate lo Swatch, siete B.

Se vostro figlio farà il vostro mestiere, siete R. Se farà il mestiere che gli va, siete B.

Se pensate che la vita si pesa, siete R. Se pensate che sia la leggerezza a fare la differenza, siete B.

Se vi piace Cristiano Ronaldo perché tira le bombe su punizione, perché è un figo, perché si mette il gel nella cresta, siete R. Se il vostro modello è il più piccolo della compagnia, uno scarto della natura già quando andava a scuola, feroce però nel custodire il suo talento e innaffiarlo come una petunia, beh, buon segno e buon sogno: siete B.

Se scriverete una lettera di protesta
 siete R., siete prenderete questo pezzo con un sorriso siete B."



martedì 17 aprile 2012

Omaggio a Carlo "Pedro" Petrini

Pubblico questo articolo di Malcom Pagani e Andrea Scanzi ( Il Fatto Quotidiano del 17/04/2012) in memoria di Carlo Petrini. Superò il muro di omertà che regna nel mondo del calcio parlando di doping e scommesse. Per questo fu considerato un "traditore" ed emarginato.


PEDRO, IL FANGO E LA RABBIA
"Carlo Petrini cercava pace dopo una vita di guerra. Ora l'ha trovata e da morto, non darà più fastidio. Grillo parlante delle cattive coscienze, Petrini faticava ormai anche a parlare. Le flebo, le medicine, le cure della moglie e la valigia piena di referti. Di tumori. L'eredità di un ventennio di pallone e pillole. Aveva 64 anni, la metà dei quali spesi a scontare un passato sbagliato. Carlo aveva giocato in Serie A. Milan, Roma, Bologna. Incontrato Nereo Rocco, Puliciclone e Sandro Ciotti. Osservato i ritiri picari in cui le ragazze entravano dalla finestra e i tavoli pieni di sostanze da assumere in endovena. Salto sul trapezio, pratica circense senza sconti. Era nato nello stesso paese di Luciano Moggi, Petrini. E da Monticiano era evaso, per cercar fortuna. Qualcuno gliela sventolò in faccia e lui non si fece domande. Firmò con il rischio e pagò. Poi già malato si impegnò a ricordare, a cercare i nessi, a lucidare memorie insozzate e a scrivere libri. Sempre in prima persona, sempre- per citarlo- con i coglioni delle proprie opinioni. Proprio lui che, se doveva definirsi, si dava del presuntuoso per aver pensato di dominare mentre qualcun altro esercitava il suo dominio. Pedro ha scontato ogni colpa in una sorta di perdurante nemesi efferata. Il primo tempo a inciampare- il doping, le combine, i dissesti finanziari - il secondo a collezionare cicatrici. Quasi ostentandole, perché intimamente convinto di meritarle. Sognava un libro finale dedicato al figlio Diego, che non ebbe il coraggio di salutare in punto di morte perché (fuggito in Francia) ad aspettarlo in Italia c'erano gli usurai. Il peccato originale con cui lo crocifisse il Tg1. La grande colpa che mai si perdonò. Ha scritto due testi da insegnare nelle scuole, Nel fango del Dio pallone e Il calciatore suicidato. Pubblicava con Kaos edizioni, l'unica disposta a rischiare, anche per l'ultimo libro uscito a Dicembre Lucianone da Monticione. Si era reinventato giornalista perché troppi di quelli veri avevano abiurato. Gli stessi che, per vendicarsi, lo trattavano da mezzo matto che "se n'è fregato pure del figlio". Mai querelato, sempre condannato dal silenzio omertoso di un ambiente che gliel'aveva giurata. E che ora, probabilmente, un po' gode. Ha permesso di riaprire il processo sull'omicidio di Denis Bergamini, raccontato verità crude, anticipato disastri perfino banali nella loro ineluttabilità. Voce profonda da divo del cinema, cieco per un glaucoma che non gli aveva oscurato lo sguardo lucido. Profetico. Apocalittico. Mai santo e quindi martire, di se stesso e di un circo carnivoro che tutto tollera tranne i traditori. Amante della metafora cruda e della parolaccia greve, che ribadisse concetti scolpiti con l'accetta. Divulgatore teneramente entusiasta, a scuola e teatro, finché ha potuto. Negli ultimi giorni desiderava soltanto qualche telefonata. Da vecchi e assai presunti amici. Un semplice "Pedro, come stai?". Ha continuato a desiderare invano. Ora su Carlo e sulla sua memoria non comanda più nessuno. A Lucca c'è silenzio, vento, composto dolore di confine. Pedro era soldato di ventura. E' morto da miliziano, combattendo fino all'ultimo. Centravanti nato. Senza patria e senza bandiera. Con le maglie della sua esistenza in naftalina. Inutili effigi del passato, dannazione eterna di ciò che avrebbe potuto essere e invece non fu."

venerdì 6 aprile 2012

I 5 principi di Bielsa



L'Athletic di Bilbao si qualifica alle semifinali di Europa League. Dopo il Manchester Utd elimina anche lo Schalke 04. La squadra basca non raggiungeva una semifinale europea da 35 anni e grazie all'avvento di Marcelo Bielsa tutti i tifosi del Bilbao sperano nell'agognata vittoria continentale che cercano da 114 anni!!!!! L'arrivo del "Loco" argentino ha cambiato volto alla squadra e in questo caso possiamo dire con certezza, senza paura di essere smentiti, che l'allenatore sta incidendo più dei calciatori. Di seguito riporto un articolo (giratomi da un amico allenatore esperto di calcio spagnolo) del quotidiano Marca, in cui vengono riportati 5 principi dello stile di gioco di Bielsa.   


CORRERE COME LEONI
Questa è la caratteristica più importante dello stile imposto da Bielsa all'Athletic. Corrono tutti fino all'esaurimento delle forze. E' una qualità che ha fatto guadagnare elogi ma anche critiche all'ex allenatore di Argentina e Chile. "Io dico sempre ai ragazzi che il calcio per noi è movimento e occupazione degli spazi. Dobbiamo sempre correre. Qualsiasi giocatore, e in ogni circostanza, trova un motivo per muoversi. Nel calcio non ci sono circostanze per cui un giocatore può stare fermo sul campo", spiegò una volta, ben prima di raggiungere Bilbao. Come vedete, non ha cambiato idea.

MARCATURA STRETTA
Bielsa utilizza un marcatura claustrofobica in tutte le zone del campo. Queste marcature le hanno sofferte sia il Barcellona che lo Schalke. "Non ho mai giocato contro una squadra che possiede tanta intensità", ha detto Guardiola dopo la partita al Camp Nou. "Sono bestie", ha riconosciuto con ammirazione. Mentre per il Manchester United questa pressione soffocante è un pessimo ricordo. I Red Devils sono stati completamente neutralizzati dalla presenza oppressiva messa in campo dagli uomini di Bielsa.

POSIZIONI MOBILI
Marcelo Bielsa introdusse il concetto di squadra camaleontica all'inizio della stagione. Provò differenti moduli e valutò quanto poteva richiedere a ciascuno giocatore. Non voleva rigidi schemi: "La cosa importante è la mobilità dei calciatori." Era interessato alla "duttilità" e "elasticità" della squadra, cosa che ha trovato nell'Athletic e che ha approfondito. Al San Mamés, utilizza il centrocampista Javi Martinez in una posizione più avanzata del solito; Muniain si muove tra il centro e l'ala sinistra con completa libertà, mentre Amorebieta si alterna in difesa tra il centro e la sinistra.

POSSESSO

"Imposto sempre la mie partita nella stessa maniera: Il modo migliore per imporsi è essere protagonisti". Anche se la tua squadra perde, o pareggia, il gioco deve svilupparsi secondo questa massima di Bielsa. Sabato scorso contro il Barcellona, l'​​Athletic non avrebbe mai potuto essere il protagonista. Eppure, ci ha provato. Il collettivo del "LOCO" ha mantenuto il 44,6% del possesso palla: mai nessuno è riuscito in questi anni a mantenere il possesso per così tanto tempo al Camp Nou.
     
 MAI RISPARMIARSI
 Questo desiderio di tenere il pallone non deve essere mai smorzato, in nessuna circostanza. Nella partita di campionato, quando era chiaro che l'Athletic non poteva portare a casa nessun punto del Camp Nou, altri allenatori avrebbero pensato di preservare le energie per la partita di Coppa UEFA della settimana successiva. Bielsa no. L'Athletic ha continuato a inseguire il pallone, rubandolo, ripartendo con dribbling e passaggi al compagno più vicino. Piuttosto che inseguire le palle pericolose, i giocatori tenevano gli occhi sugli avversari. 'El Loco' non voleva un Athletic che all'arrivo al San Mamés fosse riposato, ma voleva ritornare con la testa alta e voleva far sapere ai giocatori dello Schalke contro chi avrebbero giocato i quarti di finale.......





                E IL SOGNO BASCO CONTINUA.........








martedì 3 aprile 2012

Intervista a XAVI



Di seguito riporto alcuni tratti di una intervista fatta a Xavi dal Guardian datata 2011..... tanti spunti interessanti

"Si parla di dominio del Barça nel possesso palla. Possiamo dire che non abbiamo mai visto una squadra con un'identità come quella del Barcellona o della Spagna, nel bene o nel male.  Si tratta di possesso. E questa è la vostra identità - quella che sembra essere diventata dominante.
E' un bene che il punto di riferimento per il mondo del calcio in questo momento è il Barcellona, ​​che è la Spagna. Non perché lo dico io ma perché è la realtà. Poiché si tratta di un calcio d'attacco, non è speculativa, noi non aspettiamo. Pressiamo, vogliamo il possesso, vogliamo attaccareAlcune squadre non possono o non vogliono il possesso di palla. Per cosa stai giocando? Qual è il punto? Questo non è il calcio. Combinare, passare, giocare. Questo è il calcio - per me, almeno. Per allenatori, come, [Javier] Clemente o [Fabio] Capello, c'è un altro tipo di calcio. Ma è un bene che oggi lo stile del Barcellona sia un modello, e non questo.
Ma alcuni sostengono che il gioco della Spagna era noioso alla Coppa del Mondo 2010. Avete spesso vinto 1-0.
Non eravamo noi noiosi, le altre squadre lo erano. 
Che cosa cercava l'Olanda? Sanzioni, rigori. Oppure [Arjen] Robben in contropiede. Bam, bam, bam. Ovviamente era noiosa  l'opposizione fatta in questo modo. Paraguay? Che cosa hanno fatto? Costruito un sistema difensivo spettacolare e attesa per una possibilità. Seconde palle, palle vaganti. E' più difficile di quanto si pensi quando hai un calciatore dietro che è alto due metri e salta sopra di te.
Allora, qual è la soluzione?
Pensare in fretta, cercare spaziQuesto è quello che faccio: cerco spazi.Tutto il giorno. Sono sempre alla ricerca. Tutto il giorno, tutto il giorno.[Xavi inizia gesticolando come se si guardasse intorno, dondolando la testa].Qui? No. Là? No. Le persone che non hanno giocato non sempre si rendono conto quanto sia difficile. Spazio, spazio, spazio. E' come essere nella PlayStation. Io penso veloce, il difensore è qui, gioco di là. Vedo lo spazio e passo. Questo è quello che faccio.
Questo è il cuore del modello Barcellona ed è il filo conduttore di tutto il percorso attraverso il club, non è vero? Quando batteste il Real Madrid, otto dei titolari erano giovani prodotti dalla Cantera e lo erano anchetutti e tre i finalisti di quest'anno del Pallone d'oro: Lionel Messi, Andrés Iniesta e tu.
Alcune accademie giovanili si preoccupano di vincere, noi ci preoccupiamo di educazione e formazioneSe vedi un ragazzo che alza la testa, che gioca di prima, portamelo, lo alleno ioIl nostro modello è stato imposto da [Johan] Cruyff: è il modello Ajax. Si tratta di Rondi (torello). Rondo, Rondo, RondoOgni singolo giorno. E 'il migliore esercizio che ci sia. Si impara la responsabilità e di non perdere la palla. Se si perde la palla, si va in mezzo. Pum-pum-pum-pum, sempre un solo tocco. Se andate nel mezzo, è umiliante, il resto dei giocatori applaude e ride di voi.
Il tuo compagno di squadra del Barcellona Dani Alves ha detto che tu non corri, obblighi i compagni di squadra a muoversi in certe aree. "Xavi", ha detto, "gioca nel futuro".
Loro lo rendono facile. Il mio calcio è  passare, ma, wow, se ho Dani, Iniesta, Pedro, [David] Villa ... ci sono così tante opzioni. A volte, penso anche a me stesso: l'avversario sta per arrivare infastidito perché ho fatto tre passaggi e lui ha corso senza prendere mai la palla. Farei meglio a dare il prossimo passaggio a Dani perché è salito tre volte sulla fascia. Quando Leo [Messi] non viene coinvolto nel gioco, è come se si arrabbia ... e il passaggio successivo è per lui.
Stai parlando di stile e successo, ma non solo possono andare insieme, devono andare insieme, non è vero? L'Arsenal gioca un grande calcio, Arsène Wenger è un allenatore estremamente rispettato, ma non ha vinto niente per anni. Potrebbe accadere a Barcellona?
Quasi impossibile. Se si va due anni senza vincere, tutto deve cambiare. Ma cambiare i nomi, non identità. La filosofia non può essere persaI nostri tifosi non capirebbero una squadra che si appoggia allo schienale e gioca in contropiede. Purtroppo, le persone guardano solo le squadre di successo. Ora, il successo ha validato il nostro approccio. Sono contento perché, da un punto di vista egoistico, sei anni fa ero estinto; calciatori come me erano in pericolo di estinzione. Erano tutti alti due metri, potenti, centrocampisti di rottura ... ma ora vedo Arsenal e Villarreal che giocano come noi.
Ti vedi come un difensore della fede? Un ideologo?
E' questo o è la morte. Sono un romantico. Mi piace il fatto che il talento, la capacità tecnica, ora è valutata al di sopra della condizione fisica. Sono contento che sia la priorità, se così non fosse, non ci sarebbe lo stesso spettacolo. A calcio si gioca per vincere ma la nostra soddisfazione è doppia. Altre squadre vincono e sono felici, ma non è la stessa cosa. L'identità è carente. Il risultato è un impostore nel calcio. Potete fare le cose veramente bene - l'anno scorso siamo stati meglio dell'Inter - ma non abbiamo vinto. C'è qualcosa di più grande dell risultato, di più duraturo. L'ereditàL'Inter ha vinto la Champions League, ma nessuno ne parla. La gente mi ha scoperto a Euro 2008, ma ho giocato nello stesso modo per anni. E' vero, però, che sono cresciuto nella fiducia e nella tranquillità. E questo è stato un successo."