martedì 12 novembre 2013

Buffa, narratore alfa: lo sport è antologia

Se Massimo Mauro è l’omega di SkySport (domenica ha proposto nientemeno di abolire i campionati minori, quelli della Lega Pro, suscitando un vespaio di proteste), ci dovrà pur essere l’alfa, il punto più alto. L’alfa c’è e si chiama Federico Buffa.

Abbiamo già avuto modo di sottolineare la sua competenza su molti sport, la sua signorilità, il suo eloquio, ma da qualche tempo Buffa si propone come formidabile narratore. Difficile, anche nel passato, trovarne uno più bravo di lui. Per questo è ancora vivo il rammarico per il suo dileguamento da Sky Calcio Show (la spiegazione, molto nobile, era questa: Buffa vive il pallone come passione e non come professione, troppa l’esposizione mediatica).

I suoi racconti su Arpad Weisz o su Maradona sono da antologia. Adesso bisogno aggiungervi quello su Michel Platini. In ottobre, a Cuccaro Monferrato, la famiglia Liedholm ha assegnato a Platini il «Premio Nils Liedholm 2013 - Campione nello sport e signore nella vita». Di fronte a una platea composta da grandi dirigenti e campioni del mondo del calcio, Michel compreso, Buffa ha tracciato un racconto inconsueto dell’attuale presidente Uefa. Le telecamere di Sky hanno ripreso l’evento e adesso lo ripropongono con un sapiente montaggio di immagini in postproduzione.
Buffa ha un tono e una maniera di narrazione che sulla pagina scritta abbiamo intravvisto solo in Gianni Clerici: uno stile avvolgente, evocativo, ma senza indugi compiaciuti. Il viaggio nel passato del numero dieci francese - le origini italiane, i primi calci, i sogni, la carriera - non corrispondono affatto ai canoni agiografici: è un catalogo folto di particolari che penetrano profondamente nella memoria.

Alla fine, Michel Platini pone il suggello: «Adesso so molto di più della mia vita di prima! Vorrei fare i complimenti perché ne ho sentite molte nella mia vita, ma come oggi... Ne sa più lui di me!».

Articolo di Aldo Grasso preso dal Corriere della sera

http://www.corriere.it/spettacoli/13_novembre_12/buffa-narratore-alfa-sport-antologia-008e5daa-4b61-11e3-9f20-48230e8bb565.shtml

lunedì 11 novembre 2013

Penna bianca, ancora lui...

Articolo di P. ZILIANI preso dal "IL FATTO QUOTIDIANO" 
Un’intera squadra che a fine partita viene sottoposta a controllo antidoping: 11 giocatori su 11, mai successo nella storia. Un’intera squadra che a licenziamento avvenuto accusa l’allenatore: “Voleva darci troppi farmaci”. Se è vero che errare è umano e perseverare è diabolico, c’è qualcosa di sinistro nel comportamento di Fabrizio Ravanelli, l’ex Penna Bianca che dopo una gloriosa carriera da bomber si era messo in testa di diventare allenatore. Due anni a insegnar calcio ai bimbi della Juventus, poi a 44 anni ecco l’Ajaccio che gli offre la panchina. E lui accetta, a patto che il club ingaggi anche Ventrone, il preparatore atletico della Juve di Lippi e braccio destro del famigerato Agricola finito sotto processo, con Giraudo, per doping e frode sportiva. Un processo chiusosi nel 2007 con la Cassazione che ritiene provata l’illecita somministrazione di farmaci, eccezion fatta per l’Epo, annulla l’assoluzione pronunciata in Appello ma dichiara prescritto il reato.

Cento giorni dopo la firma, l’avventura di Ravanelli in Corsica è già al capolinea. Avventura da dimenticare. Non tanto per il licenziamento arrivato pochi giorni fa con l’Ajaccio ultimo (7 punti in 12 partite), quanto per le accuse che i giocatori hanno lanciato al tecnico. A cominciare dal difensore Cédric Hengbart: “Ci consigliavano di prendere quelle cose (creatina, amminoacidi, omega 3, idrato di carbone e altro ancora, ndr) e io sono stato tra i pochi a rifiutarmi: ho 33 anni, una carriera alle spalle e non la chiudo certo cominciando a impasticcarmi”.

Che ci fosse qualcosa di poco chiaro, nelle “pratiche da spogliatoio” che il duo Ra-Ve incoraggiava lo sospettava anche la Federazione: che sabato 21 settembre, al termine di Rennes- Ajaccio 2-0, aveva sottoposto a controllo tutti i giocatori scesi in campo: Rennes compreso, tanto per non fare differenze. E chissà se ad alimentare la diffidenza aveva contribuito la voce, rilanciata dal dr. J.P. Monedard, autore del libro Il doping nel calcio, di un Ravanelli dedito al consumo di cocaina ai tempi in cui giocava nel Marsiglia (97-99), accusa peraltro mai provata.

DI CERTO, rivedere oggi su Youtube il filmato di Un giorno in Pretura con Ravanelli che risponde goffo alle domande del giudice Casalbore nel processo di Torino fa un certo effetto. Fabrizio ammette di aver fatto uso di creatina, fatto flebo di esafosfina e Tad 600 e di aver assunto Samyr. Incalzato da Casalbore, nega di aver mai sofferto di problemi psicologici (Agricola aveva parlato di Samyr assunto per lo stress dovuto alla nascita del figlio) e di patologie al cervello (Ravanelli assumeva il Liposom forte con cui vengono curati pazienti con alterazioni metaboliche cerebrali).

Insomma: cominciata male, la prima esperienza di Ravanelli allenatore è finita peggio. E siccome c’è già chi adombra sviluppi imbarazzanti del feuilleton, forse è il caso che Penna Bianca torni a darsi al ciclismo. Anni fa ha fondato l’Umbria Cycling Team: insista con le due ruote. A patto che non gli venga in mente d’ingaggiare, come preparatore atletico, Lance Armstrong.