mercoledì 3 aprile 2013

L'Olanda del 1974





" Nel Mito, quello con la emme maiuscola, l'Olanda del 1974 ci è entrata con ogni suo singolo giocatore della formazione titolare, Jongbloed Suurbier Rijsbergen Haan Krol Jansen Van Hanegem Neeskens Rep Cruijff Rensenbrink. Impossibile non citarli tutti; undici elementi, undici campioni, come quasi mai accade anche nelle migliori scuole calcistiche. Uno dei più bei ricordi di quella squadra delle meraviglie, la cui incompiutezza (leggi mancanza di vittoria finale) l'ha paradossalmente resa ancora più grande, o quantomeno più amata, è stato tracciato dallo scrittore Gian Luca Favetto su un numero monografico del trimestrale di scienza e cultura calcistica Linea Bianca, dedicato nell'occasione ai perdenti del calcio. Vale la pena citare la chiusa del pezzo: "Sono i perdenti che mi piacciono: alla Don Chisciotte, alla Butch Cassidy, alla Marlowe, alla Nick Adams, alla Beppe Fenoglio. Jan Jongbloed, il pescatore che esce dal porto e vaga nel mare aperto del centrocampo, sangue del mio sangue; Wim Suurbier, che viaggiava come un treno sulla destra, andava a subia, dicevamo al paese, andava come un fischio; Ruud Krol, l'eleganza fatta calcio e pensiero, un Beckenbauer senza supponenza; Wim Rijsbergen, una montagna insuperabile come difensore, ma, a differenza delle montagne, mobile; Arie Haan, che trovavi da tutte le parti del campo, a rieccolo, sempre presente e puntuale sul più bello come un punto esclamativo; Wim Jansen, che aggrediva gli avversari e, da difensore,faceva il matador; Johan Neeskens, la giovinezza anarchica con la faccia più segnata, bionda chioma al vento; Wim van Hanegem, il matematico filosofo in mezzo al campo, compagno di studi di Heidegger e Wittgenstein, ma più alla mano, più al piede; Johnny Rep, che era il mio personale Johnny Guitar, un Johnny Depp del calcio, a pensarlo oggi, tutto colpi di testa e trasgressione; Rob Rensenbrink, velocità, dribbling e gol; infine, Johan Cruijff, genio con il passo soffice i lineamenti da angioletto e da aquilottoordinati in una faccia sola. E veramente non c'è altra parte da cui stare, se non la loro". Undici giocatori, si diceva, undici campioni."


Tratto da "LA RIVOLUZIONE DEI TULIPANI", di Alec Cordolcini, Bradipo Libri, pag. 112

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