giovedì 20 giugno 2013

Il mio papà è un Hooligan


Ricevo e pubblico: grazie a F.M.
Articolo di Aleksandar M. Avakumovic dal corriere.it: http://lettura.corriere.it/debates/il-mio-papa-e-un-hooligan/

"Gli stadi e le arene sportive sono luoghi dove si riuniscono in maniera organizzata accumuli repressi e incontrollati di forte rivolta sociale, presenti sia a livello individuale sia di gruppo: sono, in realtà, una sorta di «reattore» nel quale si manifesta l’umore popolare, che si può controllare e canalizzare. Così, l’arena sportiva può diventare uno «sfogo» di energia pericolosa che corre il rischio di essere incanalata verso direzioni che sconfinano nella manipolazione sociale. Per questo rappresenta uno specchio (quasi perfetto) della realtà.
Purtroppo i protagonisti dello sport sono i giovani — spesso i bambini —, mentre nel pubblico sono presenti individui di tutte le età e le categorie sociali. Non solo: nello sport circola un’enorme quantità di denaro. I media seguono con attenzione esclusivamente lo sport «di alto livello», dimensione che si è allontanata già da molto tempo dalla cultura e dall’educazione fisica. Lontano dalla luce dei riflettori, dall’interesse di giornali e tv, si svolgono grandi drammi il cui centro è la famiglia. E l’aspetto più drammatico si riflette sul bambino, sul piccolo atleta, il protagonista del gesto sportivo, della gara, della partita: un giovane individuo messo in relazione con la propria famiglia, scuola e società tramite lo sport.
Qui si innesca un meccanismo delicato, addirittura pericoloso: la famiglia, turbata a causa di varie forme di crisi sociali ed economiche, lotta per sopravvivere e trasmette la pressione ai suoi membri più deboli, ma anche futuribili: i bambini. Molto spesso, quasi seguendo uno schema, i genitori si trasformano incoscientemente in persone violente, prima nei confronti dei propri bambini, e poi, con numerose scenate e sfoghi «vandalici », nei confronti dell’intero ambiente al quale appartengono. Si tratta di una forma contemporanea e sofisticata, tuttavia sempre più visibile, di vandalismo. Che si alimenta della matrice dell’hooliganismo classico, la cui culla cromosomica si ritrova nel calcio britannico.
Cerchiamo di seguire un percorso tormentato aiutati da queste parole chiave: bambini-atleti, hooliganismo, genitori, società.
Fenomenologia dell’hooliganismo
Tutto quello che è forte ha un’energia naturale di espansione. L’hooliganismo non è un’eccezione. Minaccia di «allagare» tutta la società. Molte dighe hanno già ceduto tempo fa e altrettanti paesaggi della struttura sociale sono «sommersi». Modelli di comportamento hooliganistici sono presenti in vari strati, classi, caste, corporazioni, circoli, club e sezioni sociali. La scena pubblica, politica, economica, industriale, artistica, perfino culturale, alla quale, secondo alcune classificazioni, dovrebbero appartenere tutti gli sport, è piena di immagini hooliganistiche dagli esiti distruttivi. Così gli hooligan «innocenti» di cinquant’anni fa sono diventati gli eroi di un’epoca romantica…
Non esiste una parte di struttura sociale che non sia toccata dallo spirito hooliganistico. Purtroppo è influenzata inmaniera forte e pericolosa anche la famiglia, che, in realtà, si comporta molto spesso in modo hooliganistico e violento nei confronti dei propri membri.
Il genitore assume il ruolo dell’hooligan più frequentemente del bambino. Anche il bambino lo diventerà, se non si distacca dall’abbraccio di preoccupazione dei genitori e di attenzione sociale. Queste righe vengono scritte nelmomento in cui il fenomeno si sta diffondendo: la maggior parte dei genitori resiste, lo combatte con ogni sforzo, sentendo che la pressione è, comunque, così forte che ci sono tanti motivi per preoccuparsi e sollecitare l’adozione di provvedimenti per arginare questotsunami sociale e limitarne i danni.
Qui saranno riportati alcuni modelli tipici (esempi, forme) e molto diffusi del comportamento hooliganistico dei genitori e del suo effetto.
Genitore tifoso
Questo tipo di genitore-hooligan degrada, con il suo tifo, un innocente evento sportivo, altamente educativo per i bambini, al livello di un festival senza scrupoli, pieno di insulti da stadio verso uno o tutti i partecipanti della gara. Non viene risparmiato nessuno dei presenti, anche se il bersaglio più conveniente è sempre l’arbitro, di regola considerato al livello tecnico degli stessi giovani protagonisti dell’attività sportiva. Il genitore-hooligan, come anche ogni altro collega, attacca sempre il più debole, visibilmente indifeso. Le misure di sicurezza di tali gare sono scarse o non esistono, così i rischi di crescita della violenza, dalla forma più bassa a quella più alta, sono enormi…
Rovinosi gli effetti della manifestazione, che si riflettono negli insulti e nelle minacce verso gli arbitri, gli avversari e i bambini della squadra avversaria (specialmente verso l’allenatore dei rivali), nella provocazione di conflitti tra singoli o tra gruppi di genitori della squadra avversaria (allora la situazione è particolarmente tragica perché si vede che la gente, in realtà, imita in modo inconscio i modelli di conflitti che hanno visto o ai quali hanno partecipato in occasione di manifestazioni sportive più grandi), nelle minacce, negli insulti e nel disturbo di tutti i presenti.
È particolarmente triste, e rappresenta la forma più drastica di hooliganismo dei genitori, capace di sottoporre a una tortura specifica (a volte solo verbale, sotto forma di grido; ma molto spesso anche fisica, davanti a tutti o a quattr’occhi) quel bambino-atleta che gioca e corre. E che cosa succede nell’anima e nella coscienza del bambino? È meglio non speculare, sappiamo che cosa succede dentro di noi, testimoni neutri di tali scenate.
Genitore allenatore
Molto spesso i genitori indirizzano i loro bambini verso lo sport che loro stessi praticavano o seguivano attentamente già quand’erano giovani. Del tutto logicamente trasferiscono e offrono questa passione ai loro figli, non esaminando l’affinità personale e l’umore del proprio bambino. Possedendo alcune conoscenze ed esperienze precedenti, costruiscono una convinzione sulle proprie elevate competenze e abilità come allenatori. Motivati ufficialmente dallo stare «sempre più vicini al bambino» si trasformano nell’allenatore del proprio figlio (spesso, se hanno quel tipo di capacità, fondano anche la propria organizzazione sportiva), nascondendo anche a se stessi un motivo recondito: il desiderio di essere allenatori anziché genitori attenti.
Evitano di rendersi conto che sovrappongono il loro bisogno al bisogno del bambino di cui, infatti, sanno pochissimo; e più spesso, non se ne interessano neppure. Si può immaginare una forma più perfida di violenza teppistica?
Genitore dirigente
I club e le scuole sportive dell’età contemporanea cercano per sé un management adeguato. Di regola, i club sono impreparati a tale ricerca, lo sport si sviluppa troppo velocemente a tutti i livelli per avere, sul piano del personale, una situazione favorevole. Una delle risorse umane più naturali, e quantitativamente ricche per il reclutamento nel mondo dei dirigenti sportivi, è proprio quella dei genitori dei giovani sportivi interessati a «seguire i bambini».
L’organizzazione sportiva «prega» spesso il genitore di prendere parte all’organizzazione. Capita che egli accetti quest’invito perché sa che tanto la scuola-club è organizzata male. Da questo momento, in un gran numero di casi, accade una graduale trasformazione (lenta o fulminea) in un nuovo tipo di genitore: il dirigente. All’improvviso gli cade dal cielo un po’ di potere, e tutto questo è collegato con la pratica dello sport di suo figlio. Spesso, anche senza fare nessuno sforzo, gli altri — forse per ipocrisia — cominciano anche a trattare il bambino diversamente dagli altri bambini, certo meglio. Lì comincia la violenza, specialmente nei confronti degli altri bambini-sportivi, i cui genitori non sono dirigenti, bensì sono fuori dal sistema, obbligati solo a pagare la quota associativa o la tassa scolastica. Si crea una perfida connessione tra la direzione e gli allenatori che sono pagati dai primi (nel maggior numero dei casi), diretta non allo sviluppo delle attività sportive, ma al soddisfacimento di singoli interessi dei genitori-dirigenti. Su questo punto lo sviluppo della scuola-club viene fermato e il club viene trasformato in un’organizzazione violenta che esegue gli interessi di piccoli dirigenti, trascurando completamente gli interessi sportivi, pedagogici e tutti quelli legati ad essi.
Proprio questo spirito, dietro il quale c’è spesso il genitore-dirigente/hooligan, rappresenta il freno più grande allo sviluppo dello sport. Una cosa sia chiara: i genitori-hooligan non lo consentono. Non lo possono né sopportare né permettere. Loro non soddisfano alcun criterio di qualità, e spesso nemmeno i loro bambini.
Genitore falsamente disinteressato, ma deluso
Questo tipo di genitore-hooligan è particolarmente pericoloso, perché spesso si nasconde abilmente e a lungo. Si tratta di un hooliganismo dei genitori presente in maniera massiccia. Si riscontra tra i gruppi di persone che non hanno esperienze sportive e dunque neanche una cultura sportiva. Nella loro coscienza — insensibilmente, ma anche con forza — nasce una certa ambizione personale: che il loro bambino abbia successo. Con il tempo, e in particolare nel caso in cui il bambino mostri una certa qualità sportiva, la loro ambizione già formata si trasforma in una forte aspirazione, piena di immagini di grande successo, grandi quantità di denaro e gloria. A causa della loro immaturità e del loro squilibrio emotivo, questi genitori, nel caso vi sia un improvviso o graduale abbandono dello sport da parte del bambino, vivono tutto ciò come un crollo delle loro ambizioni. Non conoscendo lo sport, questi genitori cadono in uno stato psichico di delusione, arrivando al limite a forme gravi di depressione. Il bambino che abbandona lo sport, quasi sempre deluso anche lui, non ha neanche immaginato una conseguenza del genere, non capendo fino a quale punto e in quale maniera la sua pratica dello sport abbia influenzato lo stato psicologico dei genitori. Pensava che il genitore non avesse interessi, che, in realtà, fosse distaccato, che non avesse esercitato alcuna pressione. Il bambino spesso vive peggio la delusione dei genitori che la propria. Si arriva alla situazione di sconfitta generale del bambino su un doppio piano: la sensazione di colpa e la responsabilità per la delusione collettiva e per la sconfitta.
Genitore disinteressato
Questa forma di hooliganismo dei genitori è presente in maniera sempre più massiccia. E non è escluso che, alla lunga, si riveli il più pericoloso: si tratta di un vero e sincero disinteresse su come, con quali amici, dove e sotto quali condizioni il proprio bambino pratica lo sport. Si limitano a «parcheggiare» il bambino presso organizzazioni delle quali ignorano l’incompetenza, non curandosi dei possibili effetti che potrebbe avere sui loro figli. Il disinteresse che mostrano nei confronti dei propri figli è la base della violenza. Questa è una delle rare forme di hooliganismo parentale che viene esercitata attraverso la non-azione, la passività, spesso connotata da violenza.
Come uscirne
L’hooliganismo dei genitori è un avversario molto pericoloso dello sport contemporaneo, praticato in gran parte da bambini e giovani. L’hooliganismo dei genitori si è infiltrato nel mondo dello sport, attraverso quello dilettantistico, il che rende tutto il fenomeno ancora più complicato e radicale. Per fortuna, siamo ancora testimoni di un’epoca in cui prevalgono, per numero e influenza, i genitori normali, moderati, equilibrati, che hanno avuto (o anche no) esperienze sportive. Lo sport è ancora indiscutibilmente la forma migliore di utilizzo del tempo libero da parte dei bambini e dei giovani, ma solo a una nuova condizione: che non sia sotto il potere, controllo e influenza dei genitori-hooligan.
Che la cosa sia estremamente grave, di gran lunga più grave di quanto possa sembrare a prima vista, lo dimostra un serio calo d’interesse della famiglia nel consentire ai propri bambini la pratica dello sport. Questo si spiega in modo errato con varie ragioni, di natura soprattutto economica. Invece, non ci si rende conto che c’è una motivazione sempre più frequente: la famiglia sana ha ormai notato che nel mondo dello sport sono in agguato, già all’ingresso, i genitori-hooligan. Questo è il grande ostacolo per lo sviluppo dello sport contemporaneo".

lunedì 10 giugno 2013

Citazione


"La priorita' e' lo sport alle elementari e come diritto di tutta la cittadinanza. In un momento di crisi economica, occorre capire che l'alfabetizzazione motoria e' un mezzo per contenere i costi sanitari. A patto che insegnino laureati in Scienze motorie........ Il dilettantismo, al vertice, e' una falsita'...... Ma se si e' legiferato per baby-sitter e colf, perche' non farlo per chi vive di sport? Le mamme-atlete, per esempio, vanno tutelate. E capisco l'importanza degli stadi, ma certi investimenti non siano a discapito dello sport di base".

Josefa Idem

mercoledì 5 giugno 2013

Il "Loco" Bielsa 2


Marcelo Bielsa all'ultima conferenza stampa........ 




Video integrale della conferenza stampa di ieri di MArcelo Bielsa. E' in castigliano, quindi sotto trovate la traduzione dei punti più importanti (almeno secondo me....):
Sul rinnovo: Yo de ninguna manera emplacé al club diciendo que no era yo el único que debía pronunciarse. No tiene importancia si quiero quedarme o no. Tiene importancia sólo si el club quiere que continúe.Yo sólo contestaré si el club me hace una propuesta para seguir. Nunca contesto sobre cuestiones hipotéticas. Non ho mai dato ultimatum al club dicendo che non ero l'unico che doveva parlare del rinnovo. Non ha importanza se io voglio o meno restare, ma solo se il club desidera che io continui. Risponderò solo quando il club farà una proposta per proseguire.
Sull'Athletic: El club es mucho más importante como institución que yo. Puede ser interpretado como falsa modestia. Pero lo dije siempre. Ayer dijo el presidente que quién pierde más si me voy. Yo o el Athletic. Siempre pierde más el que se va que el Athletic. Il club è molto più importante di me, l'ho sempre detto anche se potrebbe sembrare falsa modestia. Ieri il presidente ha chiesto chi perde di più se me ne vado, se io o il club. Sempre perde di più chi lascia l'Athletic.
Su sé stesso: Para ganar dinero, yo puedo ganar más dinero en otros lugares. Y para éxitos deportivos también puedo aspirar a otros sitios. Pero para mi el futbol no es cuestion de dinero ni de titulos. Posso guadagnare più soldi e vincere di più in altri posti. Ma per me il calcio non è questione né di soldi né di titoli.
Sulla squadra: Voy a recordar con más cariño esta etapa en la adversidad que la etapa en la que llegamos a las finales. Ricorderò con maggior affetto (la squadra) con cui ho passato questo momento di difficoltà piuttosto che quella con cui siamo arrivati alle due finali.


A me sembra tutto tranne che "Loco"!!!!

lunedì 3 giugno 2013

A proposito di stretching.....


"Sebbene il ruolo dello stretching sia stato notevolmente ridimensionato nel corso degli ultimi decenni (rispetto a quello che si riteneva essere il suo potenziale) è in ogni caso incontrovertibile che racchiuda una gamma di vantaggi per i quali è consigliato il suo inserimento all'interno dei comuni work-out o addirittura l'organizzazione di specifiche sessioni di allenamento dedicate a tale aspetto. Alcuni autori auspicano perfino stimoli da somministrare due volte al giorno per migliorale al massimo la componente della mobilità . Altri autori riferiscono, in relazione al mondo dell'atletismo, una sollecitazione minima di 3 sessioni settimanali, con adattamenti che iniziano a poter essere apprezzati in modo significativo non prima delle 6 settimane di lavoro specifico. Uno dei principali ruoli rivestiti dall'attività di allungamento è proprio in direzione di migliorare e conservare la mobilità articolare, riducendo le rigidità muscolari a tutto vantaggio di un incremento del ROM e dell'economia del gesto atletico. Elemento fondamentale all'interno di un programma finalizzato alla preparazione atletica oltre che al miglioramento generale delle performance. La necessità di un lavoro specifico nasce ovviamente dalla considerazione che ciascun adattamento corporeo origina da una specifica sollecitazione, e diviene più marcato e duraturo in virtù dell'intensità e della durata dello stimolo, oltre che dalla sua evidente specificità. È quindi necessario non solo formulare work-out adeguati selezionando tra le diverse possibili metodologie e discipline che stimolano questo parametro, ma è altrettanto indispensabile ricercare la giusta durata ed intensità dello stimolo. Il fatto di porre spesso in secondo piano le sessioni di stretching, o il tempo dedicato a questo allenamento all'interno delle comuni sedute di lavoro, è frutto di una incompleta consapevolezzasui reali vantaggi che una muscolatura allungata può offrire rispetto ad una muscolatura che non lo è. Altrettanto paradossalmente alcuni dei supposti benefici dello stretching sono più il retaggio di supposizioni e luoghi comuni molto radicati, piuttosto che benefici realmente comprovati dalle ricerche scientifiche. Ad esempio, nonostante lo stretching venga diffusamente utilizzato ancora oggi all'interno del processo di riscaldamento degli atleti, questa procedura è del tutto priva di ogni ragione di tipo scientifico, e crea semmai non pochi problemi. Chiarisce egregiamente questo concetto un articolo di Stephan Turbanski dell'Istituto di Scienze dello Sport dell'Università di Francoforte, il quale segnala tra l'altro che, come metodo di riscaldamento, lo stretching è sempre più messo in discussione, soprattutto negli sport nei quali il risultato è deciso dalla forza rapida. In ricerche controllate si vede che lo stretching diminuisce le capacità di prestazione svolgendo un'azione negativa sulla performance degli atleti che molto spesso può essere del tutto compromessa. Può essere utile a tal proposito citare alcune delle ricerche condotte in questa direzione e riprese da Turbanski:
- Peggioramenti della prestazione nell'altezza di salto in alto dopo stretching (Henning, Podzienly 1994)
- Riduzione dell'altezza di salto e del contatto al suolo nel drop jump (Kunnemater, Schmidtbleicher 1997)
- Riduzione delle prestazioni dall'8% al 10% nella forza reattiva (Bergert, Hillebrecht 2003)
- Peggioramento dei tempi di sprint sui 35m piani dopo 15 minuti di stretching (Klee, Wieman 1991).
- Riduzione di forza dal 7,3% all'8,1% in test massimali compiuti dopo allungamento sulla muscolatura degli estensori e dei flessori della gamba (Kokkonen et. al. 1998).
Le ragioni di una simile interferenza negativa dello stretching, quando precede un lavoro di forza, sono imputabili alla riduzione della stiffness muscolare, ossia della capacità di accorciamento rapido di un muscolo dopo un allungamento, e quindi riducendo il potenziale elastico di una struttura. È bene precisare che queste considerazioni non sono volte a confutare i benefici dello stretching, tra l'altro anche sul parametro della forza, quanto la sua inopportuna applicazione nella fase di riscaldamento che eventualmente precede nell'immediatezza un lavoro di forza o, ancora peggio, di forza esplosiva. Da un punto di vista atletico una muscolatura che non ha difficoltà ad allungarsi conferisce una maggiore predisposizione ai lavori di forza e di esplosività, inserendo lo stretching a pieno titolo fra gli elementi maggiormente utili all'interno di una programmazione specifica finalizzata ad acquisire al massimo queste caratteristiche. Il vantaggio di una muscolatura flessibile è infatti individuabile in un'azione frenante da parte dei muscoli antagonisti molto meno marcata. A questo si somma uno spazio maggiore per imprimere i movimenti di accelerazione rendendoli di conseguenza più efficaci. Un più ampio prestiramento e l'attivazione di un maggior numero di fibre muscolari determinano altresì un potenziale di forza più marcato. Relativamente ad allenamenti di forza è inoltre interessante segnalare che, a seguito di specifiche sollecitazioni di questo tipo, si assiste ad una marcata riduzione della mobilità articolare, sebbene in modalità reversibile e per lassi temporali di circa due giorni. Viceversa inserendo una fase di allungamento a conclusione di un work-out incentrato sulla forza, la componente della mobilità migliora progressivamente. Questo produce una maggiore propensione al recupero da parte del muscolo ed un miglioramento generale del suo tono. Indirettamente, sebbene in misura minore, anche la resistenza potrà essere ottimizzata, poiché un minore lavoro contro la muscolatura antagonista preserva maggiormente freschi i muscoli attivamente al lavoro, consentendo il protrarsi dell'attività per un periodo maggiore o con un'intensità più elevata. Sotto il profilo dell'esecuzione tecnica molte discipline vincolano le azioni più efficaci al completo utilizzo del ROM articolare, individuando quindi nei lavori di allungamento la premessa per un gesto atletico qualitativamente migliore, oltre che una tappa imprescindibile nel corso dell'apprendimento di gesti e sequenze tecniche particolarmente complesse. Sono invece spesso contraddittori gli studi sulla possibilità che lo stretching possa prevenire situazioni traumatiche, mentre è certo che possa intervenire nell'evitare squilibri posturali che nascono per effetto di strutture muscolari particolarmente sollecitate, e che quindi tendono all'accorciamento, rispetto ad altri distretti anatomici che lo sono meno. A tal proposito è però fondamentale segnalare anche il processo inverso, ossia l'esasperazione dell'allungamento che poi innesca un incremento della rigidità come fenomeno di compensazione. È opportuno quindi segnalare che, al pari di qualsivoglia altro adattamento, anche in direzione dello stretching occorre ricercare la condizione migliore per le necessità individuali.
Da un punto di vista delle metodiche esecutive, in relazione allo stretching è possibile citare:
- L'allungamento statico, certamente quello più ampiamente diffuso ed utilizzato, prevede di raggiungere una data posizione attraverso un lavoro di massima flessione, estensione o torsione, sino ad avvertire un senso di stiramento. La posizione raggiunta sarà mantenuta per un determinato lasso temporale, in genere inferiore ad un minuto ma superiore ai 10 secondi. È da segnalare che non c'è pieno accordo fra gli autori sul tempo ottimale di mantenimento della posizione. Questo genere di allungamento è di tipo passivo, in quanto si sfruttano forze esterne, comunemente l'azione della gravità, o interventi meccanici che consentono di andare oltre il limite raggiungibile in modo attivo. Il tempo di riposo prima di ripetere il gesto è normalmente pari o doppio al tempo per il quale si è mantenuta la posizione di allungamento. Occorrerà evitare la percezione del dolore oltre a movimenti "molleggiati" che, tra l'altro, avrebbero come risultato l'attivazione del riflesso di stiramento, che produce un risultato opposto a quello desiderato in questa pratica di allungamento. La principale nota negativa di questo sistema di lavoro è una sollecitazione praticamente nulla sui muscoli agonisti, quelli che poi in una fase dinamica promuovono il lavoro. Sotto il profilo dei miglioramenti indotti è invece una forma certamente efficace di allungamento, probabilmente tra quelle meno traumatiche sul fronte dei possibili incidenti, anche perché tende a non attivare l'azione riflessa degli organi tendinei del Golgi che, viceversa, creerebbero uno stato di tensione in opposizione alle forze di stiramento (inibizione autogena).
- L'allungamento dinamico ricalca in pieno i movimenti specifici di una disciplina sportiva e, nella sua variante dinamico-balistica implica l'esecuzione di gesti rapidi, cercando di sfruttare al massimo il ROM articolare attraverso slanci e molleggi. È evidente che questo genere di lavoro può innescare il riflesso da stiramento e, per la sua peculiare intensità, sarebbe magari da riservare a soggetti atleticamente evoluti, e quindi pienamente consapevoli anche della corretta esecuzione tecnica dei gesti che si ricalcano. È una metodica riservata al mondo atletico, ed in particolare a chi si cimenta nella ginnastica, nelle discipline acrobatiche ed in alcune discipline marziali. Del resto espone a sollecitazioni potenzialmente traumatiche e, sempre più autori, concordano nello sconsigliare questa metodica di allungamento. È tuttavia da segnalare che, questo specifico protocollo, è l'unico che non interferisce negativamente in caso di successive prestazioni in cui la componente principale è la forza esplosiva, come invece accade per altre forme di allungamento. Nel corso dell'allungamento dinamico di tipo non balistico entrano fortemente in gioco i muscoli agonisti, attraverso la cui contrazione si sollecita l'allungamento dei relativi antagonisti. È anche da dire che la contrazione di un muscolo induce un rilassamento riflesso sul suo antagonista, che nell'ottica dell'allungamento è però l'oggetto del lavoro. In questo modo si produce una maggiore propensione all'allungamento successivo. Probabilmente tra le diverse metodiche di allungamento è quella che produce i minori adattamenti, salvo sfruttare la predisposizione al rilassamento per poi applicare un allungamento di tipo statico.
- La facilitazione propriocettiva neuromuscolare (o PNF) deriva da protocolli originariamente riservati al campo della riabilitazione e si basa essenzialmente sull'alternanza di fasi di contrazione e rilassamento della muscolatura. Esistono differenti forme di applicazione della PNF, la più comune prevede di agire in una prima fase che è analoga all'esecuzione dello stretching statico, quindi raggiungendo e mantenendo una data posizione di allungamento per un intervallo di tempo di circa 10 secondi. Mantenendo la posizione raggiunta occorrerà stimolare una contrazione isometrica del muscolo sollecitato, tecnicamente quindi si passa da una fase si allungamento ad una di stimolo all'accorciamento, con una durata relativamente breve, di circa 5 secondi. Si torna quindi in modo fluido e continuo ad un nuovo allungamento del medesimo muscolo per un lasso temporale analogo al primo, pertanto doppio rispetto alla fase di contrazione isometrica. La seconda procedura di allungamento in genere consente di raggiungere un limite maggiore nell'escursione articolare. Limite che, in assenza di stimoli dolorifici, dovrà essere assecondato. Si procederà quindi ad una fase di recupero di circa 45 secondi, per poi ripetere l'operazione.
Esistendo varie modalità esecutive dello stretching occorre anche domandarsi quale sia più idonea alle esigenze di chi lo pratica. Lo stretching attivo e lo stretching balistico ad esempio è maggiormente indicato in chi pratica attività come le arti marziali. Le tecniche di stretching in cui si alterna contrazione e rilassamento (PNF) sono invece quelle che meglio si prestano al processo di recupero dopo un lavoro particolarmente intenso, compreso il lavoro con i sovraccarichi, a patto che l'alternanza tra contrazione e allungamento sia relativamente rapida. Come già chiarito è invece errata in ogni caso la sua esecuzione su una muscolatura fredda, come del resto è inopportuno l'impiego dello stretching come sostituto o come parte del riscaldamento muscolare. Lo stretching, al contrario, deve essere sempre eseguito su una muscolatura adeguatamente calda e sollecitata. L'applicazione di un protocollo di allungamento non prescinde da una idonea programmazione del lavoro e, come in tutti gli altri casi, e per tutti gli altri risultati ricercati, la programmazione implica anche una progressione dei carichi, in questo caso intesi come intensità e metodica di lavoro sempre tenuto conto degli adattamenti già realizzati sul soggetto e dei suoi obiettivi specifici. Nelson e Kokkonen (op.cit.) segnalano 5 differenti programmi, ad intensità crescente, finalizzati al lavoro specifico di allungamento con tecnica statica.
Il programma 1 prevede delle sessioni di allenamento bisettimanali della durata di 15/20 minuti, nel corso delle quali raggiungere un lieve grado di stiramento. La posizione raggiunta va mantenuta per un periodo compreso fra i 5 e i 10 secondi per poi recuperare tra le ripetizioni per un lasso di tempo analogo e ripetendo 2 volte ogni esercizio.
Il programma 2 prevede delle sessioni di allenamento trisettimanali della durata di 20/30 minuti ciascuna, nel corso delle quali raggiungere un moderato grado di stiramento. La posizione raggiunta va mantenuta per un periodo compreso fra i 10 e i 15 secondi per poi recuperare tra le ripetizioni per un lasso di tempo analogo e ripetendo 3 volte ogni esercizio.
Il programma 3 prevede delle sessioni di allenamento da effettuarsi per 4 giorni alla settimana con durata di 30/40 minuti ciascuna, nel corso delle quali raggiungere un moderato grado di stiramento. La posizione raggiunta va mantenuta per un periodo compreso fra i 15 e i 20 secondi per poi recuperare tra le ripetizioni per un lasso di tempo analogo e ripetendo 4 volte ogni esercizio.
Il programma 4 prevede delle sessioni di allenamento da effettuarsi per 4/5 giorni alla settimana con durata di 40/50 minuti ciascuna, nel corso delle quali raggiungere un elevato grado di stiramento. La posizione raggiunta va mantenuta per un periodo compreso fra i 20 e i 25 secondi per poi recuperare tra le ripetizioni per un lasso di tempo analogo e ripetendo 5 volte ogni esercizio.
Il programma 5 prevede delle sessioni di allenamento da effettuarsi per 5 giorni alla settimana con durata di circa un'ora ciascuna, nel corso delle quali raggiungere un elevato grado di stiramento. La posizione raggiunta va mantenuta per un periodo compreso fra i 25 e i 30 secondi per poi recuperare tra le ripetizioni per un lasso di tempo analogo e ripetendo 5/6 volte ogni esercizio.
Questo genere di progressione, per quanto efficace, è naturalmente riservata, nei programmi più intensi, ad obiettivi specifici di medio alto livello, tipici di discipline dove, il grado di flessibilità, è tra le prerogative più importanti.
Relativamente alla flessibilità è poi certamente necessario distinguere tra flessibilità attiva eflessibilità passiva. Sulla prima forma di flessibilità agisce esclusivamente l'azione compiuta dal soggetto o dall'atleta, sulla seconda agisce invece una forza esterna. È pertanto intuibile con facilità che la flessibilità passiva, proprio in quanto agevolata dall'applicazione di forze esterne, è maggiore rispetto a quella attiva. La differenza fra queste due situazioni genera la riserva di movimento che è in qualche modo anche il principale margine di miglioramento. A coadiuvare le sessioni di stretching, ove si renda necessario, è possibile utilizzare una sollecitazione delle strutture mediante vibrazioni. Frequenze prossime ai 18 Hz possono essere un valido aiuto nei lavori finalizzati al miglioramento della mobilità articolare mediante un allungamento delle strutture muscolotendinee. Il miorilassamento indotto agevola e coadiuva le normali sedute di stretching. C'è da aggiungere che l'intensità dei miglioramenti varia molto tra soggetti allenati e sedentari e che gli adattamenti sono temporanei e potenzialmente labili se non supportati da metodi classici di allenamento. In questa chiave quindi l'uso delle vibrazioni può costituire un ulteriore elemento a vantaggio di sportivi che si allenano intensamente e con regolarità, rappresentando invece un sistema molto meno valido per gli altri. Altre possibili interazioni positive con il lavoro di allungamento, prevedono di affiancare l'esecuzione di discipline che hanno tra i loro cardini proprio il processo di stretching muscolare. In questo caso, ai vantaggi e benefici dell'allungamento, si associano attività di natura differente che possono contrastare la monotonia o la sensazione di scarso impegno nella pratica dello stretching, soprattutto nella forma classica dello stretching statico. Discipline come lo yoga, il pilates, il tai-chi, sono probabilmente tra quelle più indicate in questa direzione e possono indubbiamente essere applicate anche all'interno di un protocollo di preparazione atletica, col vantaggio di non compromettere in modo drastico altre componenti e di sfruttate (lo yoga in particolar modo) la componente della respirazione in associazione al movimento. Così come esistono condizioni e protocolli utili alla migliore gestione dell'attività di stretching, esistono anche situazioni che mal si conciliano con questo tipo di lavoro. Ad esempio condizioni di stress fisico o psicologico, muscolatura particolarmente affaticata, ma anche momenti della giornata particolarmente inidonei, per esempio al mattino quando, la soglia di attivazione dei fusi neuromuscolari è maggiore, mal si concilia con la stimolazione dell'allungamento. Anche intensi lavori di tipo lattacido inducono una rigidità muscolare poco adatta ad un successivo lavoro di stretching. All'interno di un protocollo di allenamento della mobilità articolare finalizzata alla preparazione atletica occorrerà tener presente in modo particolare quella che è definita come la mobilità articolare speciale, ossia riferita ad una singola articolazione, nello specifico quella di maggior interesse all'interno di una pratica sportiva, e che si distingue dalla mobilità articolare generale che invece valuta globalmente il grado di mobilità delle principali strutture articolari. Nel contesto della preparazione atletica è utile tenere presente anche che i tempi di adattamento non sono immediati, pertanto il lavoro di stretching non dovrebbe mai essere interrotto, sfruttando anche il fatto che ciascun atleta potrà cimentarsi in questa prassi in piena autonomia e praticamente in qualsiasi luogo. In alternativa occorrerà considerare di avviare il lavoro di allungamento almeno un mese prima della fase intensa di una preparazione, in modo da giungere con una muscolatura adeguatamente performante da questo punto di vista. Non meno importanti divengono la scelta degli esercizi di stretching e la loro applicazione pratica. Sarà buona norma selezionare esercizi che stimolino all'allungamento solo uno o pochi muscoli simultaneamente. Facendo attenzione, nel caso di muscoli biarticolari, che entrambe le articolazioni partecipino alla fase di allungamento. La selezione degli esercizi inoltre non terrà conto solo della loro efficacia e corretta esecuzione, ma anche di quali siano quelli maggiormente opportuni a seconda dell'attività fisica svolta o per la quale si sta apportando la preparazione atletica specifica. Questa selezione non solo permette dei vantaggi sotto il profilo della prestazione, ma è in grado di prevenire i conseguenti squilibri posturali cui si è fatto cenno precedentemente."