giovedì 20 giugno 2013

Il mio papà è un Hooligan


Ricevo e pubblico: grazie a F.M.
Articolo di Aleksandar M. Avakumovic dal corriere.it: http://lettura.corriere.it/debates/il-mio-papa-e-un-hooligan/

"Gli stadi e le arene sportive sono luoghi dove si riuniscono in maniera organizzata accumuli repressi e incontrollati di forte rivolta sociale, presenti sia a livello individuale sia di gruppo: sono, in realtà, una sorta di «reattore» nel quale si manifesta l’umore popolare, che si può controllare e canalizzare. Così, l’arena sportiva può diventare uno «sfogo» di energia pericolosa che corre il rischio di essere incanalata verso direzioni che sconfinano nella manipolazione sociale. Per questo rappresenta uno specchio (quasi perfetto) della realtà.
Purtroppo i protagonisti dello sport sono i giovani — spesso i bambini —, mentre nel pubblico sono presenti individui di tutte le età e le categorie sociali. Non solo: nello sport circola un’enorme quantità di denaro. I media seguono con attenzione esclusivamente lo sport «di alto livello», dimensione che si è allontanata già da molto tempo dalla cultura e dall’educazione fisica. Lontano dalla luce dei riflettori, dall’interesse di giornali e tv, si svolgono grandi drammi il cui centro è la famiglia. E l’aspetto più drammatico si riflette sul bambino, sul piccolo atleta, il protagonista del gesto sportivo, della gara, della partita: un giovane individuo messo in relazione con la propria famiglia, scuola e società tramite lo sport.
Qui si innesca un meccanismo delicato, addirittura pericoloso: la famiglia, turbata a causa di varie forme di crisi sociali ed economiche, lotta per sopravvivere e trasmette la pressione ai suoi membri più deboli, ma anche futuribili: i bambini. Molto spesso, quasi seguendo uno schema, i genitori si trasformano incoscientemente in persone violente, prima nei confronti dei propri bambini, e poi, con numerose scenate e sfoghi «vandalici », nei confronti dell’intero ambiente al quale appartengono. Si tratta di una forma contemporanea e sofisticata, tuttavia sempre più visibile, di vandalismo. Che si alimenta della matrice dell’hooliganismo classico, la cui culla cromosomica si ritrova nel calcio britannico.
Cerchiamo di seguire un percorso tormentato aiutati da queste parole chiave: bambini-atleti, hooliganismo, genitori, società.
Fenomenologia dell’hooliganismo
Tutto quello che è forte ha un’energia naturale di espansione. L’hooliganismo non è un’eccezione. Minaccia di «allagare» tutta la società. Molte dighe hanno già ceduto tempo fa e altrettanti paesaggi della struttura sociale sono «sommersi». Modelli di comportamento hooliganistici sono presenti in vari strati, classi, caste, corporazioni, circoli, club e sezioni sociali. La scena pubblica, politica, economica, industriale, artistica, perfino culturale, alla quale, secondo alcune classificazioni, dovrebbero appartenere tutti gli sport, è piena di immagini hooliganistiche dagli esiti distruttivi. Così gli hooligan «innocenti» di cinquant’anni fa sono diventati gli eroi di un’epoca romantica…
Non esiste una parte di struttura sociale che non sia toccata dallo spirito hooliganistico. Purtroppo è influenzata inmaniera forte e pericolosa anche la famiglia, che, in realtà, si comporta molto spesso in modo hooliganistico e violento nei confronti dei propri membri.
Il genitore assume il ruolo dell’hooligan più frequentemente del bambino. Anche il bambino lo diventerà, se non si distacca dall’abbraccio di preoccupazione dei genitori e di attenzione sociale. Queste righe vengono scritte nelmomento in cui il fenomeno si sta diffondendo: la maggior parte dei genitori resiste, lo combatte con ogni sforzo, sentendo che la pressione è, comunque, così forte che ci sono tanti motivi per preoccuparsi e sollecitare l’adozione di provvedimenti per arginare questotsunami sociale e limitarne i danni.
Qui saranno riportati alcuni modelli tipici (esempi, forme) e molto diffusi del comportamento hooliganistico dei genitori e del suo effetto.
Genitore tifoso
Questo tipo di genitore-hooligan degrada, con il suo tifo, un innocente evento sportivo, altamente educativo per i bambini, al livello di un festival senza scrupoli, pieno di insulti da stadio verso uno o tutti i partecipanti della gara. Non viene risparmiato nessuno dei presenti, anche se il bersaglio più conveniente è sempre l’arbitro, di regola considerato al livello tecnico degli stessi giovani protagonisti dell’attività sportiva. Il genitore-hooligan, come anche ogni altro collega, attacca sempre il più debole, visibilmente indifeso. Le misure di sicurezza di tali gare sono scarse o non esistono, così i rischi di crescita della violenza, dalla forma più bassa a quella più alta, sono enormi…
Rovinosi gli effetti della manifestazione, che si riflettono negli insulti e nelle minacce verso gli arbitri, gli avversari e i bambini della squadra avversaria (specialmente verso l’allenatore dei rivali), nella provocazione di conflitti tra singoli o tra gruppi di genitori della squadra avversaria (allora la situazione è particolarmente tragica perché si vede che la gente, in realtà, imita in modo inconscio i modelli di conflitti che hanno visto o ai quali hanno partecipato in occasione di manifestazioni sportive più grandi), nelle minacce, negli insulti e nel disturbo di tutti i presenti.
È particolarmente triste, e rappresenta la forma più drastica di hooliganismo dei genitori, capace di sottoporre a una tortura specifica (a volte solo verbale, sotto forma di grido; ma molto spesso anche fisica, davanti a tutti o a quattr’occhi) quel bambino-atleta che gioca e corre. E che cosa succede nell’anima e nella coscienza del bambino? È meglio non speculare, sappiamo che cosa succede dentro di noi, testimoni neutri di tali scenate.
Genitore allenatore
Molto spesso i genitori indirizzano i loro bambini verso lo sport che loro stessi praticavano o seguivano attentamente già quand’erano giovani. Del tutto logicamente trasferiscono e offrono questa passione ai loro figli, non esaminando l’affinità personale e l’umore del proprio bambino. Possedendo alcune conoscenze ed esperienze precedenti, costruiscono una convinzione sulle proprie elevate competenze e abilità come allenatori. Motivati ufficialmente dallo stare «sempre più vicini al bambino» si trasformano nell’allenatore del proprio figlio (spesso, se hanno quel tipo di capacità, fondano anche la propria organizzazione sportiva), nascondendo anche a se stessi un motivo recondito: il desiderio di essere allenatori anziché genitori attenti.
Evitano di rendersi conto che sovrappongono il loro bisogno al bisogno del bambino di cui, infatti, sanno pochissimo; e più spesso, non se ne interessano neppure. Si può immaginare una forma più perfida di violenza teppistica?
Genitore dirigente
I club e le scuole sportive dell’età contemporanea cercano per sé un management adeguato. Di regola, i club sono impreparati a tale ricerca, lo sport si sviluppa troppo velocemente a tutti i livelli per avere, sul piano del personale, una situazione favorevole. Una delle risorse umane più naturali, e quantitativamente ricche per il reclutamento nel mondo dei dirigenti sportivi, è proprio quella dei genitori dei giovani sportivi interessati a «seguire i bambini».
L’organizzazione sportiva «prega» spesso il genitore di prendere parte all’organizzazione. Capita che egli accetti quest’invito perché sa che tanto la scuola-club è organizzata male. Da questo momento, in un gran numero di casi, accade una graduale trasformazione (lenta o fulminea) in un nuovo tipo di genitore: il dirigente. All’improvviso gli cade dal cielo un po’ di potere, e tutto questo è collegato con la pratica dello sport di suo figlio. Spesso, anche senza fare nessuno sforzo, gli altri — forse per ipocrisia — cominciano anche a trattare il bambino diversamente dagli altri bambini, certo meglio. Lì comincia la violenza, specialmente nei confronti degli altri bambini-sportivi, i cui genitori non sono dirigenti, bensì sono fuori dal sistema, obbligati solo a pagare la quota associativa o la tassa scolastica. Si crea una perfida connessione tra la direzione e gli allenatori che sono pagati dai primi (nel maggior numero dei casi), diretta non allo sviluppo delle attività sportive, ma al soddisfacimento di singoli interessi dei genitori-dirigenti. Su questo punto lo sviluppo della scuola-club viene fermato e il club viene trasformato in un’organizzazione violenta che esegue gli interessi di piccoli dirigenti, trascurando completamente gli interessi sportivi, pedagogici e tutti quelli legati ad essi.
Proprio questo spirito, dietro il quale c’è spesso il genitore-dirigente/hooligan, rappresenta il freno più grande allo sviluppo dello sport. Una cosa sia chiara: i genitori-hooligan non lo consentono. Non lo possono né sopportare né permettere. Loro non soddisfano alcun criterio di qualità, e spesso nemmeno i loro bambini.
Genitore falsamente disinteressato, ma deluso
Questo tipo di genitore-hooligan è particolarmente pericoloso, perché spesso si nasconde abilmente e a lungo. Si tratta di un hooliganismo dei genitori presente in maniera massiccia. Si riscontra tra i gruppi di persone che non hanno esperienze sportive e dunque neanche una cultura sportiva. Nella loro coscienza — insensibilmente, ma anche con forza — nasce una certa ambizione personale: che il loro bambino abbia successo. Con il tempo, e in particolare nel caso in cui il bambino mostri una certa qualità sportiva, la loro ambizione già formata si trasforma in una forte aspirazione, piena di immagini di grande successo, grandi quantità di denaro e gloria. A causa della loro immaturità e del loro squilibrio emotivo, questi genitori, nel caso vi sia un improvviso o graduale abbandono dello sport da parte del bambino, vivono tutto ciò come un crollo delle loro ambizioni. Non conoscendo lo sport, questi genitori cadono in uno stato psichico di delusione, arrivando al limite a forme gravi di depressione. Il bambino che abbandona lo sport, quasi sempre deluso anche lui, non ha neanche immaginato una conseguenza del genere, non capendo fino a quale punto e in quale maniera la sua pratica dello sport abbia influenzato lo stato psicologico dei genitori. Pensava che il genitore non avesse interessi, che, in realtà, fosse distaccato, che non avesse esercitato alcuna pressione. Il bambino spesso vive peggio la delusione dei genitori che la propria. Si arriva alla situazione di sconfitta generale del bambino su un doppio piano: la sensazione di colpa e la responsabilità per la delusione collettiva e per la sconfitta.
Genitore disinteressato
Questa forma di hooliganismo dei genitori è presente in maniera sempre più massiccia. E non è escluso che, alla lunga, si riveli il più pericoloso: si tratta di un vero e sincero disinteresse su come, con quali amici, dove e sotto quali condizioni il proprio bambino pratica lo sport. Si limitano a «parcheggiare» il bambino presso organizzazioni delle quali ignorano l’incompetenza, non curandosi dei possibili effetti che potrebbe avere sui loro figli. Il disinteresse che mostrano nei confronti dei propri figli è la base della violenza. Questa è una delle rare forme di hooliganismo parentale che viene esercitata attraverso la non-azione, la passività, spesso connotata da violenza.
Come uscirne
L’hooliganismo dei genitori è un avversario molto pericoloso dello sport contemporaneo, praticato in gran parte da bambini e giovani. L’hooliganismo dei genitori si è infiltrato nel mondo dello sport, attraverso quello dilettantistico, il che rende tutto il fenomeno ancora più complicato e radicale. Per fortuna, siamo ancora testimoni di un’epoca in cui prevalgono, per numero e influenza, i genitori normali, moderati, equilibrati, che hanno avuto (o anche no) esperienze sportive. Lo sport è ancora indiscutibilmente la forma migliore di utilizzo del tempo libero da parte dei bambini e dei giovani, ma solo a una nuova condizione: che non sia sotto il potere, controllo e influenza dei genitori-hooligan.
Che la cosa sia estremamente grave, di gran lunga più grave di quanto possa sembrare a prima vista, lo dimostra un serio calo d’interesse della famiglia nel consentire ai propri bambini la pratica dello sport. Questo si spiega in modo errato con varie ragioni, di natura soprattutto economica. Invece, non ci si rende conto che c’è una motivazione sempre più frequente: la famiglia sana ha ormai notato che nel mondo dello sport sono in agguato, già all’ingresso, i genitori-hooligan. Questo è il grande ostacolo per lo sviluppo dello sport contemporaneo".

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