lunedì 11 luglio 2016

14

Cruyff per il calcio è stato un inizio, dopo di lui tutto è cambiato



Non inventava, sceglieva soluzioni: le sue galoppate erano figlie del senso tattico. Pelé e Maradona erano compiuti, Cruyff è stato un inizio: apriva l'ignoto per la sua squadra
di Mario Sconcerti

Cruyff è stato il più grande calciatore moderno, fu anzi lui a inventare la modernità del calcio. Perché era un atleta vero, giocava sempre in verticale e gestiva il pallone in velocità come nessuno. Non è paragonabile a nessuno degli altri grandi giocatori del dopoguerra, Pelé, Maradona e Di Stefano. La differenza si coglie quasi a prima vista, Cruyff era l’unico europeo fra questi, per di più olandese, quindi colto e pragmatico. Mentre gli altri inventavano per mestiere, lui sceglieva le soluzioni sul campo. Quello che ne fa un giocatore quasi incredibile è il tempo in cui ha giocato, gli anni sessanta-settanta. Noi eravamo nel cuore del catenaccio nobile di Inter e Milan, sarebbe poi arrivata la Juve di Trapattoni. Cruyff giocava invece dove voleva e come voleva, sempre all’attacco, apparentemente senza pensieri tattici o di squadra. Ma le sue corse sul campo, i suoi dribbling rapidi e insistiti non erano mai delle prove di bravura. Cruyff aveva un senso privato dello spazio che i compagni conoscevano, tutte le sue celebri galoppate avevano un forte senso tattico, accorciavano improvvisamente il campo. Con lui le azioni da gol avvenivano in pochi secondi, come un eterno contropiede, fatto però nella metà campo degli altri.

Quel mezzo secondo

Cruyff non era uno scattista, era piuttosto un mezzofondista veloce. Aveva però la capacità di prendere sempre il tempo all’avversario, partiva mezzo secondo prima. In questo ricorda il Messi di oggi. Una volta in corsa era imprendibile, non dribblava più, continuava a rubare il tempo a tutti gli avversari che lo inseguivano.E quando non chiudeva in gol, dava palloni splendidi agli altri. Ci sono dei lanci in corsa d’esterno destro di quaranta metri che stupiscono ancora.

Pelé e Maradona compiuti, Cruyff sempre in divenire

Di Stefano fu l’ultimo grande giocatore di un calcio che veniva da prima della guerra. Pelé è stato forse il migliore ma è rimasto sconosciuto al grande pubblico, non si è mosso dal Brasile e ha giocato quando c’era ancora pochissima televisione. Non ha avuto i mezzi per propagandarsi. Maradona è stato un leader, forse il piede più morbido della storia del calcio. Ma non ha lasciato in eredità altro che il suo ricordo, il suo fantastico modo di essere un fuoriclasse. Cruyff è stato invece un inizio.

Non più un altro Cruyff, ma un altro calcio

Dopo di lui non c’è stato un altro Cruyff ma c’è stato un altro calcio. Le velocità è diventata il centro del gioco, l’intelligenza collettiva si è trasformata in un obbligo. È straordinario l’apporto che ha dato Cruyff a qualcosa a cui quasi non partecipava. Lui era uno straordinario anarchico, un ragazzo che gioca per strada, ma aveva dato un ordine, uno scopo alla propria anarchia. Doveva accorciare il campo, con la corsa o con i dribbling. Cruyff aveva più intelligenza che istinto, dava l’idea di voler saltare l’avversario, ma la massa di compagni che lo seguivano rendevano chiaro il suo ruolo di chiave. Cruyff apriva l’ignoto, la squadra vi entrava. Se dovessi fare una sintesi a caldo, ora che i ricordi tornano tutti insieme, direi che Cruyff era inferiore a Maradona come stretta qualità tecnica, ma non gli era inferiore nel complesso. Certamente non come attaccante.

Le 4 leggi del calcio
Molto lo ha aiutato la diversità del suo allenatore, Rinus Michels, l’uomo che inventò il calcio totale, il pressing nella metà campo avversaria, il gioco collettivo, il recupero del pallone immediato, le triangolazioni rapide e profonde, l’abbandono definitivo della difesa a uomo. Michels è stato alla base anche del Cruyff allenatore. In estrema sintesi le loro regole fisse erano quattro:
1) La marcatura a zona sempre attraverso l’attacco agli avversari, mai meno di tre uomini sul portatore di palla avversario.
2) Il pallone deve essere dato da un giocatore in movimento a un altro giocatore in movimento.
3) Il gioco deve sempre essere elegante perché senza eleganza c’è solo complessità.

4) Al centro del gioco deve sempre esserci l’uomo.

Cruyff e il ragazzino che diventerà suo erede

Sono le regole che hanno portato fino a noi il calcio di oggi. Leggete bene queste regole, vi accorgerete che molti allenatori passano ancora adesso per nuovi perché in qualche modo le applicano cinquant’anni dopo. A Barcellona Cruyff allenò un ragazzino che lo seguiva con gli occhi della mente. Si chiamava Guardiola e oggi è il suo erede.


Nessun commento:

Posta un commento