Dal libro "I test di valutazione funzionale nel calcio" di Giulio Sergio Roi
"... la competenza motoria, infatti, non si identifica soltanto con una prestazione motoria o sportiva, ma coinvolge diversi fattori della persona e i reciproci rapporti tra questi fattori (Aubert, 1997). In altre parole, una competenza motoria esprime l'integrazione di conoscenze (il sapere), di abilità motorie (saper fare) e di comportamenti (saper essere), sulla base di capacità personali (Colella 2001 a e b). Di conseguenza, in ogni competenza motoria si distinguono e interagiscono tre dimensioni fondamentali e integrate che sono quella cognitiva, quella operativa e quella emotivo-affettiva. (...) Ne risulta che il giovane che gioca a calcio esprime un determinato livello di competenze personali, che sono il risultato dell'apprendimento motorio e della capacità di relazionarsi con gli altri e di trasferire ciò che si è appreso oltre il confine della palestra o del campo da gioco. La competenza pratica può essere espressa in senso debole o forte (Arnold, 2002). La competenza debole si riferisce a una persona capace di eseguire un'abilità motoria di un determinato livello di difficoltà , intenzionalmente e ripetutamente, ma senza avere la consapevolezza di ciò che fa e senza essere in grado di ricostruire il processo esecutivo. La competenza forte caratterizza la persona che non solo è in grado di eseguire l'abilità motoria intenzionalmente e con successo, ma che riesce anche a ripercorrere le tappe del processo compiuto, a individuare le ragioni del risultato ottenuto , a riconoscere gli eventuali errori ed è capace di stabilire confronti con esperienze e risultati precedenti. Secondo questa distinzione, riuscire unicamente a eseguire un compito motorio non è una condizione accettabile e condivisa per avere una competenza pratica. (Arnold, 2002; Colella, 2007)..."
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