martedì 4 ottobre 2016

Tanti auguri VALDANO!!!


 Di seguito alcune citazioni di Jorge Valdano estrapolate dal mio libro preferito (Il sogno di Futbolandia); è un omaggio personale ad uno dei più grandi "personaggi" calcistici di sempre che compie oggi 61 anni.




"C'era un tempo in cui sbagliare un passaggio significava molto, in senso negativo. Io ho iniziato la mia carriera professionistica a Rosario, città implacabile con i giocatori scarsi. In uno dei primi allenamenti, diedi la palla al Mono Oberti, vecchio idolo del Newell's, oltre che mio personale, ma il passaggio non fu particolarmente preciso. Il Mono non fece il minimo sforzo per raggiungere la palla, mi guardò come se mi stesse facendo un favore, e disse: «Ragazzino, sul piede! Altrimenti trovati un altro lavoro». Adesso quando un calciatore sbaglia l'appoggio di tre metri, il compagno lo applaude, per evitare che l'autore del passaggio si deprima."

"La prima volta che vidi giocare Ronaldo, passai tutta la partita a criticarlo invano. Si stringeva nelle spalle per decollare e si lanciava nell'avventura solitaria di fronteggiare i difensori. Ogni volta che toccava il pallone lo allontanava parecchio, troppo, dai suoi piedi, e io, che come ogni spettatore giocavo la mia partita per interposta persona, puntualmente mi lamentavo: «Porca miseria, se l'è allungata troppo». Sembrava che finisse fuori, e invece la raggiungeva; sembrava che fosse in vantaggio il difensore, invece arrivava prima lui; sembrava che fosse del portiere, invece era gol. Il problema è che io misuravo la sua velocità in termini umani e Ronaldo è un portento fisico che fa saltare tutte le previsioni di tempo e distanza." (p. 23)

"Romario è il calcio, perché il calcio è soprattutto inganno e nessuno inganna meglio di Romario. L'estetica della pigrizia, caratteristica inconfondibile del suo creativo padrone, non è altro che una maschera, perché durante il gioco, lui è menzogna che cammina. I movimenti lenti sono la corda di un arco che si tende per scoccare una freccia inattesa, improvvisa e letale. Freccia precisa per ogni bersaglio." (p. 26)

"Tifosi di tutti i quartieri tradivano le loro squadre del cuore per vedere quel genio [Diego Armando Maradona] per il quale un fazzoletto di terreno era più di un latifondo. Alcuni lo confusero con Dio, e quando sei poco più che un bambino non hai motivo di mettere in dubbio l'opinione dei grandi."
 (p. 30)


"[Su Ricardo Bochini] Come spiegarvelo? Era Woody Allen che giocava a calcio: un corpo insufficiente per qualsiasi cosa, la faccia tipica di un perdente, un talento pungente, veloce, immenso. Era come un ladro che ausculta una cassaforte inespugnabile mentre le sue dita tirano fuori il segreto della combinazione; fino a quando all'improvviso... clic. Sì, un pallone giocato da lui apriva tutti i catenacci difensivi. Gli bastava un tocco: clic." (p. 43)

"Verso la metà del secondo tempo, il gioco fu interrotto per un fallo senza importanza e Johan [Cruyff] si mise a protestare. Siccome l'arbitro non smetteva di dargli spiegazioni, andai a dirgli che, se voleva, poteva lasciargli anche il fischietto. Ne approfittai per suggerire a Cruyff di tenere per sé quel pallone e di darcene un altro, visto che in quella partita avevamo qualche diritto anche noi. Mi guardò con una certa aria misericordevole e chiese come mi chiamavo. «Jorge Valdano» gli risposi. «E quanti anni hai?» continuò. E io, obbediente: «Ventuno». Fece una faccia che significava: chissà dove andremo a finire con questi giovani d'oggi, e dall'alto dei suoi gloriosi trent'anni mi mollò uno schiaffo dialettico: «Ragazzino, a ventun anni a Cruyff si dà del lei»." (p. 75)

"Presto o tardi, l'allenatore italiano avrà pietà del cavaliere solitario che schiera in avanti e gli metterà vicino qualcuno a fargli compagnia: un cane, un gatto, un canarino..." (p. 100)

"L'Uruguay è uno di quei paesi dove dovrebbero mettere delle porte di calcio alle frontiere. Al visitatore sarebbe chiaro che quel paese altro non è che un gran campo di football con l'aggiunta di alcune presenze accidentali: alberi, mucche, strade, edifici..." (p. 133)

"[...] quel fondo di fascismo che si annida dietro la "filosofia del risultato" è tipico di gente che divide il mondo in dominatori e dominati, in ricchi e poveri, in bianchi e neri, in vincitori e vinti." (p. 196)

Post scriptum

Vorrei che coloro che mi hanno insegnato a sognare sapessero che io continuo a farlo. E che non ho intenzione di smettere.

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