lunedì 17 ottobre 2016

Perché togliere la gara?

Brano tratto dal libro "Il calcio dei ricchi" di Mario Sconcerti, Dalai editore



"Questo è un'altra delle cose che non capisco. A volte nelle scuole tolgono il senso della gara. Si gioca ma alla fine non vince nessuno perché si pensa che l'agonismo porti il Male. I ragazzi devono correre e giocare spensierati. Ma annullare il senso della gara tra ragazzi non è un vantaggio. Ha poco senso giocare senza tenere conto del risultato. E ha poco senso non fare gerarchie tra i ragazzi. E' un'offesa ai ragazzi stessi. Loro sanno chi sono i migliori anche se stanno fuori. Non bisogna insegnare il senso di una guerra, ma l'ordine si. Che giochino tutti, ma sapendo tutti cosa manca a noi e agli altri. Cosa abbiamo di più e di meno.
Ma sono disposti i genitori a questo giudizio? La scuola calcio dà il primo vero giudizio sulle doti naturali dei nostri figli. Fino ad allora li abbiamo tenuti caldi e coperti, ora vanno nel loro piccolo mondo da soli, confrontano i loro corpi con gli altri, le cose che pensano e che sanno fare. Come prenderla se non funzionano? E' un problema serio, non enorme, perché poi tutto avviene in modo naturale, ma comunque vero. (...) La gara ha sempre bisogno di un vincitore e di uno sconfitto. Dobbiamo essere bravi noi a far capire subito che le sconfitte non sono un disonore, fanno parte della vita e che comunque domani è sempre un altro giorno, un'altra gara. Giocare decine di partite senza vincere o senza perdere non diverte. E se non diverte, non insegna niente. Stiamo costruendo per i ragazzi una vita finta e un gioco insipido. Il bello del calcio è uscire stremati dai campi peggiori, sporchi, pieni di botte e magari battuti, ma pronti a giurare che la prossima volta sarà diversa. Da cosa proteggiamo i nostri figli impedendo loro di vincere o perdere una partita o conoscere il parere sincero del loro insegnante? O accettando che giochino comunque e sempre la parte di gara a cui hanno diritto PER AVER VERSATO LA LORO QUOTA? E' giusto partire con tutto il gruppo ma è giusto che le partite vere impongano scelte. E' giusto per i ragazzi. Lo sport insegna a vincere come a fare un passo indietro. Sono i ragazzi a pretendere queste scelte perché sono i primi che lo capiscono. E' negare il senso della sconfitta che crea disequilibrio."

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